domenica 7 agosto 2022
«La festa sta per cominciare, corri e non fermarti amico mio». È impressionante - e a qualcuno potrà sembrare perfino scandaloso - sentire cantare queste parole durante un funerale. C'è poco da festeggiare, si dirà. Piuttosto, c'è di che piangere e addolorarsi. Eppure la Chiesa insegna che si fa festa in Paradiso quando arriva un nuovo inquilino, un altro che va a condividere la gioia dell'unione totale con un Mistero che prima si poteva solo intuire e finalmente è possibile vedere faccia a faccia. Per questo il giorno della morte è dies natalis, il giorno della nascita a una vita che non conosce fine. Se fossimo capaci di un simile sguardo sull'esistenza, le lacrime di dolore diventerebbero lacrime di commozione, come è capitato a me partecipando al funerale di un caro amico. Piangere di commozione per lui che non potrai più vedere fisicamente, ma che senti così misteriosamente prossimo, di una prossimità che non si misura in centimetri e abita le profondità del cuore. Esci dalla chiesa più certo che c'è un amore che tutto abbraccia, anche la morte. E alla mente tornano le parole di quella canzone: «La festa sta per cominciare, corri e non fermarti amico mio. È la festa della fine del male, sulla riva del mare di Dio». Anche un funerale può diventare occasione di ripartenza.
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