
Caro Avvenire, sono un insegnante di religione cattolica nella scuola superiore. Vorrei segnalare due notizie che hanno attirato l'attenzione dei miei studenti: 1. Gianluigi Nuzzi ha annunciato presunte rivelazioni sul caso Orlandi, basate sui racconti di una ragazza francese capace di bilocazione; 2. Donald Trump avrebbe donato al Vaticano 14 milioni di dollari in occasione dei funerali di papa Francesco.
Per i miei studenti la prima è “la verità sul caso Orlandi”, la seconda la prova che l’elezione di un Papa americano è stata comprata. Per quanto riguarda il caso Orlandi, non ho avuto difficoltà a proporre ai miei studenti semplici riflessioni sull'attendibilità della fonte e li ho rimandati, qualora volessero approfondire, al lavoro del giudice Ilario Martella. Per quanto riguarda la presunta donazione, mi sono fatto indicare le pagine che i ragazzi avevano letto e abbiamo constatato come nessuna riportasse una fonte. Anche una ricerca con l'aiuto dell'IA ha condotto alla conclusione che non si sa da dove venga questa voce. Penso che potrebbe essere utile un chiarimento da parte dei professionisti di “Avvenire”.
Mi rendo conto che la quantità di notizie false o imprecise è gigantesca. Tuttavia, non è tempo perso, perché questa situazione fa male ai più giovani. Gli adolescenti vedono il mondo attraverso l'unica finestra dei social network, e per loro è vero tutto e soltanto quello che viene condiviso sulle piattaforme.
Vincenzo Lasorsa
Cittadella (Pd)
Caro professor Lasorsa, lei ha già fatto gran parte del lavoro di verifica e contestualizzazione delle notizie false o imprecise in questione, fornendo un’importante lezione di metodo agli studenti a lei affidati. Perciò pubblico integralmente la sua lettera, di cui la ringraziamo: potrà essere d’aiuto anche ad altri insegnanti. Il fenomeno delle cosiddette fake news è una delle principali sfide di questi anni per la cittadinanza consapevole e la democrazia. La minaccia è destinata ad aggravarsi, con la diffusione degli strumenti di intelligenza artificiale che permettono di accrescere la verosimiglianza, di aumentare la rapidità di esecuzione e di facilitare la diffusione.
Prendiamo comunque sul serio il suo invito e consideriamo la presunta donazione di Donald Trump alla Santa Sede. Nessuno dei media più affidabili – vaticani, italiani, statunitensi o internazionali – ha riportato la notizia, le cui prime tracce risalgono a post su Instagram, Threads e X e a un singolo articolo, il quale peraltro afferma esplicitamente che «non vi sono prove concrete» del versamento. La cifra di 14 milioni compare in resoconti recenti sulla Santa Sede, ma in un contesto del tutto diverso: nel 2023 i pm chiesero la confisca di 14 milioni di euro al cardinale Becciu nel processo per corruzione. La prova regina verrà poi dai documenti ufficiali: le regole finanziarie volute da papa Francesco impongono che i bilanci siano del tutto trasparenti, e un assegno di quell’entità verrebbe sicuramente registrato. Lo stesso vale per i documenti contabili Usa, se i soldi fossero pubblici, o per la dichiarazione dei redditi del presidente, se venissero dal suo patrimonio personale. Insomma, una “bufala” che non regge nemmeno a una semplice analisi.
La Chiesa cattolica è spesso nel mirino della disinformazione. Anch’io recentemente avevo documentato, in questa rubrica, la totale infondatezza della voce, circolata a livello globale, secondo cui un figlio del finanziere Soros sarebbe stato nominato cardinale. Noto con piacere che “Avvenire” è ritenuto una fonte affidabile, e quel testo viene ora ripreso quale confutazione delle malevole insinuazioni, purtroppo ancora in circolazione sulla Rete.
A volte, tuttavia, riprendere ciò che affiora sui social media al fine di smentirlo può avere l’effetto non voluto di accreditarlo maggiormente, per il solo fatto di parlarne. Si tratta di scelte delicate che nelle redazioni si devono spesso prendere in tempi rapidi. Non sempre si riesce a fare tutto quello che serve, soprattutto a farlo nel modo migliore. Resta però vero, caro professor Lasorsa, che vi è una gerarchia di media quanto ad autorevolezza e garanzia di serietà. Un compito urgente della scuola sembra proprio quello di fornire metodi e strumenti per capire come muoversi in un ambiente informativo sempre più difficile da navigare senza incagliarsi o, peggio, naufragare. Ulteriori iniziative comuni per contrastare le fake news fra gli istituti e “Avvenire” sarebbero in questo senso utili e auspicabili.
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