venerdì 11 febbraio 2022
Bird watching è l'osservazione degli uccelli. Cloud watching, quella delle nuvole. Questa espressione, però, credo di averla inventata io. È un'attività cui, ho deciso, mi dedicherò da vecchia.
Le nuvole le ho sempre guardate fin da bambina, quando d'estate mi sdraiavo su un prato, all'avvicinarsi di un temporale: e mi godevo la processione di quelle caravelle panciute, di quelle buie legioni gonfie di grandine. Ma un giorno, mi dico, dell'osservazione delle nuvole farò una professione. Magari immobile, potrò finalmente semplicemente, in pace, starle a guardare. Sono così belle. Quelle candide dei giorni di Pasqua. Quelle orgogliose, gonfie di calore e di estate, di giugno. Quelle oscure che piombano a falciare l'afa, dopo Ferragosto. E le nuvole del tramonto, in montagna, dopo una giornata di tempesta: le ultime, viola, che nel cielo terso si ritirano dietro alle cime, come un esercito sconfitto. Le nuvole sono, ogni volta, balene o carrozze, velieri, facce, o mani protese: ma, per un istante soltanto. Già il vento le disperde, e sembra di sentirle ridere di te: «Noi, siamo solo illusione». Forse a qualcuno sembrerà ben poco, la prospettiva di stare a guardare le nuvole da una sedia. Eppure, di tante possibili vecchiaie, mi pare ancora una vecchiaia buona - se giocherà ancora in me, la bambina che ero.
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