martedì 31 maggio 2005
Avevo due rosari d"argento, con la piccola medaglia della Beata Vergine di Lourdes. Uno a te lo donai perché ti fosse compagno nelle notti in cui più il male t"era martirio, e con lo scorrer dolce dei chicchi fra le dita, nel pensiero di Dio placare in te spirito e carne, fratello. All"uno dei polsi tu volesti quel rosario scendendo al tuo riposo estremo. Ed io sull"altro a me rimasto, sgrano a sera le solinghe Avemarie, te ripensando", su di te chiamando la luce eterna.Poetessa dell"infanzia e dell"adolescenza scolastica di quanti sono della mia generazione, Ada Negri (1870-1945) con questa poesia, tratta dalla raccolta Il dono (1936), evoca una delle devozioni mariane popolari più care, quella del rosario. Il ricordo è tenero e delicato: Ada aveva due rosari, l"uno l"aveva affidato alla persona amata, l"altro l"aveva tenuto per sé. Alla morte del "fratello" a sgranare quel rosario era rimasta solo lei, trovando nella preghiera un legame di amore. La poesia finisce, però, con uno sguardo al futuro: «Quando anch"io sarò dentro la terra con le mani giunte sul petto, all"uno dei polsi avrò un rosario: questo. E gran pace, finalmente, in cuore, fratello».Oggi si chiude il mese di maggio con la festa della visita di Maria alla parente Elisabetta. La figura della madre di Cristo è stata spesso nel cuore della devozione dei semplici. Certo, bisogna "ri-centrare" correttamente la preghiera, però è altrettanto necessario non farle perdere calore, spontaneità, umanità. I "misteri" del rosario sono cristologici, ma vengono proposti in un flusso orante che coinvolge sentimento e tenerezza attraverso la femminilità materna di Maria. Quel gesto finale del rosario al polso è, allora, il suggello di una fede semplice ma pura.
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