sabato 25 giugno 2011
Una donna bella piace agli occhi, una donna buona piace al cuore. L'una è un gioiello, l'altra un tesoro.

Nella biografia di Caterina da Siena il suo confessore Raimondo da Capua immagina questo dialogo con Cristo. La santa, eco della cultura del tempo, elenca le ragioni che, a suo avviso, fanno sì che il sesso sia «spregevole» e «ripugni al Signore». Ma Gesù le replica: «Non sono io che ho formato l'uno e l'altro sesso? Non c'è presso di me uomo o donna, popolano o nobile, ma tutti davanti a me sono uguali. Darò, dunque, il mondo a donne non dotte e fragili, ma dotate da me di forza e sapienza divina, per confusione della temerarietà dei maschi». E sarà proprio Caterina una testimone di questa scelta divina che per altro riflette parole già dette da san Paolo sulla scelta che Dio fa nei confronti dei deboli oppure su quell'unità di donne, uomini e persone diverse per civiltà e grado sociale che si attua in Cristo (1 Corinzi 1,27-28; Galati 3,28).
Attorno alla figura femminile si annodano di solito due o tre qualità: bellezza, bontà, intelligenza. Si sprecano, al riguardo, le ironie e le dissociazioni che ritengono impossibile l'esistenza di una donna che sia contemporaneamente bella e intelligente o buona. Nella frase sopra citata lo scrittore francese Honoré de Balzac, che nei suoi romanzi ha creato una galleria di donne non di rado straordinarie, fa una considerazione un po' maschilista che ha, però, un aspetto accettabile. La bellezza esteriore piace ed è un ornamento simile al gioiello che si indossa. La bontà è, invece, una sorgente viva di felicità ed è simile al tesoro che permette una vita serena. Non si vede, però, perché tutto questo non si debba ripetere anche per l'uomo.
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