Da Bach a Mendelssohn, in un cd il Natale della tradizione germanica
domenica 22 dicembre 2002
Un Natale celebrato a lume di candela, con l'armonioso sottofondo dei canti provenienti dalla tradizione ottocentesca di area germanica: facendo leva su nomi illustri e figure meno note o del tutto sconosciute - da Mendelssohn e Bruch a Reger, Riedel, Wüllner e altri ancora - il cd Weihnacht der Romantik (pubblicato da Harmonia Mundi e distribuito da Ducale) svela con discrezione, passo dopo passo, la poetica dolcezza racchiusa tra le pieghe dei brani natalizi "a cappella" (solo voci, senza strumenti) compresi tra gli albori e il tramonto dell'espressione artistica e culturale romantica. Sotto l'esperta e precisa guida di Uwe Gronostay, questo progetto discografico segna innanzitutto la definitiva consacrazione del Rias-Kammerchor, formazione vocale sempre più saldamente ancorata a livelli interpretativi di assoluto riferimento. In grado di scoprire risvolti ancora inediti di alcuni pietre angolari del più classico repertorio natalizio, come l'immancabile Stille Nacht, heilige Nacht di Franz Gruber - qui presentata nell'arrangiamento di Eusebius Mandyczewski, amico e collaboratore di Brahms - la versione ottocentesca dell'antico inno In dulci iubilo o quella in lingua tedesca di Adeste fideles (Herbei, o ihr Gläub'gen). Ma anche di tratteggiare in punta di pennello la devota e pittoresca cifra stilistica, volutamente sobria e disadorna, dei brani a cinque e sei parti di Max Reger. O, ancora, l'inconfondibile maestria contrappuntistica dei brevi mottetti a otto voci di Felix Mendelssohn: un patrimonio musicale e spirituale sopra cui aleggia incombente l'ombra dell'illustre Johann Sebastian Bach, figura che proprio allora, soprattutto grazie all'appassionata dedizione dello stesso Mendelssohn, tornava a imporsi come modello ideale di riferimento. Una panoramica spalancata su un'inesauribile varietà di colori e nuances, che oscilla continuamente tra la semplice scrittura corale di stampo popolare e i più ambiziosi adattamenti in stile di mottetto, destinati all'utilizzo liturgico o all'esecuzione autonoma nelle sale da concerto. Ne emerge così un quadro intimo e raccolto, rievocato alla luce di un'atmosfera che svela un gusto narrativo estremamente mosso e ricco di calore: ora austero e compito, nel solco della più radicata tradizione d'origine nordica, ora gioioso e festante, ma che partecipa in egual misura dell'unico, grande evento che è chiamato a celebrare.
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