Cumulo gratuito, soddisfatte (con critiche) le Casse liberi professionisti
martedì 24 ottobre 2017
Con la circolare n. 140 del 13 ottobre scorso l'Inps ha completato il quadro delle regole che consentono il cumulo gratuito dei contributi non coincidenti e versati in forme assicurative diverse. Un cumulo per prima volta con carattere universale, grazie al fatto che ne beneficiano tutte le assicurazioni obbligatorie dell'Inps insieme alle Casse dei liberi professionisti e al Fondo
di previdenza per il clero, senza alcuna esclusione. Le diverse Casse dispongono quindi di un concreto riferimento normativo, atteso da ben 10 mesi dall'entrata in vigore del cumulo. Con il buon senso l'Inps ha infatti risolto un grande difetto della legge – cioè non aver tenuto conto che nei 19 enti professionali sono in vigore requisiti pensionistici diversi – e ha disposto che il cumulo si deve applicare pro quota rispettando le regole di ciascuna Cassa.
La soddisfazione espressa in generale dal mondo delle professioni per il provvedimento emanato dall'Istituto di previdenza si accompagna tuttavia alle critiche di non poco conto di alcuni Enti.
Enpam. L'Enpam, che gestisce la previdenza di medici e dentisti, contesta la posizione dominante dell'Inps sulla materia. In particolare, per la funzione assegnata all'Istituto di unico ente erogatore delle prestazioni in cumulo, una condizione che rappresenta un attacco all'autonomia delle Casse e che, in questa particolare materia, relega l'Enpam a «mero esattore di contributi».
Questo non ha impedito allo stesso Enpam di provvedere, il giorno dopo l'emanazione della circolare Inps, ad una modifica del Regolamento Generale di Previdenza per introdurre la pensione in cumulo come nuova tipologia di prestazione previdenziale. La modifica è ora al vaglio dei Ministeri competenti.
Enpav. Secondo l'Ente dei veterinari, anche le regole riservate alle Casse per l'applicazione del cumulo presentano aspetti a rischio di un forte contenzioso con i veterinari interessati. L'appunto dell'Enpav è diretto al metodo adottato dall'Inps per verificare, in base al numero dei contributi accreditati prima della riforma Dini, se applicare il calcolo retributivo (18 anni entro il 1995) oppure il calcolo contributivo (contributi solo dopo il 1995) o il calcolo misto. Secondo l'Enpav l'Inps verifica i 18 anni entro il 31 dicembre 1995, utili per il più favorevole calcolo retributivo, considerando soltanto le contribuzioni versate presso le gestioni Inps, e quindi escludendo, nel caso di specie, i contributi versati dai veterinari. Una procedura in grado di vanificare sia il diritto alla pensione sia l'importo spettante e presumibilmente più vantaggioso.
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