Crolla il prezzo del grano duro, a rischio la vera pasta made in Italy
domenica 10 luglio 2016
Fra dieci giorni Governo e organizzazioni agricole si confronteranno sulla crisi che sta strozzando la cerealicoltura nazionale. Perché, accanto ai problemi del latte e ai pericoli della concorrenza non sempre limpida e leale, l'agricoltura deve fare i conti anche con la situazione sempre più difficile della cerealicoltura e in particolare del grano duro. Pasta italiana a rischio – in altre parole –, se non si porrà rimedio a quanto sta accadendo. Tutto mentre continuano gli insidiosi attacchi europei al buon nome dei nostri prodotti.L'incontro convocato al Ministero delle politiche agricole il 20 luglio, dovrà non solo chiarire le condizioni del comparto, ma anche indicare le misure da mettere in pratica per rimediare alle difficoltà. Problemi sempre più grossi e che sono sintetizzati dal crollo delle quotazioni del raccolto 2016 che mette in forse le previsioni di semina per il prossimo anno oltre che la redditività di questo. Confagricoltura ha addirittura parlato di «prezzi di discount sia a Foggia che a Bologna» per il grano duro. In una settimana, le quotazioni in Puglia sarebbero scese del 17% passando da 242 a 202 euro la tonnellata; ma in realtà le cifre offerte per le prime compravendite del nuovo raccolto si aggirano sui 190 euro alla tonnellata. In questo modo, ha fatto notare l'organizzazione agricola, gli agricoltori non riescono nemmeno a pagarsi le spese. Accade insomma ciò che anche Coldiretti ha fatto notare più volte: il ricavo del raccolto non basta per chiudere i bilanci nemmeno in pareggio. In forse, quindi, le previsioni di semina per la prossima annata e il conseguente rifornimento di materia prima per la pastificazione. A tutto vantaggio degli importatori di grano dall'estero. Apparentemente semplici le soluzioni. Come quella di ripartire le perdite fra tutte le componenti della filiera, oltre che di avviare una forte azione di promozione e di conoscenza delle qualità della materia prima nazionale.Intanto, proprio qualità, salubrità e valore nutrizionale dei prodotti agricoli italiani sono gli elementi nel mirino della grande concorrenza internazionale. Non si tratta solamente di pirateria agroalimentare, ma anche di sottili battaglie per cambiare le regole del commercio. Com'è accaduto qualche giorno fa al Parlamento europeo dove – come ha spiegato Paolo De Castro, ex ministro dell'agricoltura e adesso parlamentare Ue –, si è sventato l'ennesimo tentativo di resuscitare i profili nutrizionali sui prodotti alimentari, che sono «l'anticamera dei detestati semafori inglesi». Come dire che i migliori scatenano sempre gelosie e tentativi di denigrazione.
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