Critici megalomani guardano al mondo con lenti più piccole
sabato 12 ottobre 2013
Nell'ultimo numero della rivista "Testo a fronte" (n. 48, I semestre 2013) ho letto un interessante saggio di Paolo Giovannetti intitolato «Come si antologizza la world literature». L'intero fascicolo è dedicato a Towards a Global Literature e contiene circa venti contributi di autori italiani e stranieri. Giovannetti si dedica a discutere due opere ponderose che antologizzano quella che Goethe chiamò Weltliteratur, letteratura mondiale, alla cui nozione Erich Auerbach dedicò nel 1952 un saggio pubblicato in Italia nel 2006 da Book Editore, nel quale si leggono queste parole: «La nostra patria filologica è la terra, non può più essere la nazione (…) Dobbiamo tornare, in circostanze diverse, a ciò che già era acquisito dalla cultura medievale prima della formazione delle nazioni: al riconoscimento che il pensiero non ha nazionalità».Questo universalismo è stato un ideale e tende oggi a diventare un fatto. Ma non si può dimenticare che la tradizione, anche solo quella occidentale, è fatta di una pluralità di tradizioni localizzate o nazionali.Giovannetti nota che in due antologie di World Literature (entrambi in sei volumi) uscite nel nuovo millennio si avverte un rischio di semplificazione e di ideologica correttezza politica. Il petrarchismo italiano viene rappresentato dal sonetto di una poetessa, Chiara Matraini, perfino in Italia quasi sconosciuta e l'intera poesia russa del novecento viene esemplificata dalla sola Anna Achmatova. Le donne sono privilegiate in quanto donne e di tutti, donne e uomini, viene privilegiata la biografia e l'importanza politica. Quando anni fa il comparatista di Stanford Franco Moretti propose la «lettura distante» in alternativa a quella ravvicinata o close reading, suscitò molte polemiche, ma in realtà andava secondo la corrente. L'insegnamento letterario insegue sempre di più le visioni planetarie. Si vogliono vedere le cose in grande e le si vedono sempre più piccole. Intere letterature vengono ridotte a pochi autori e magari un autore a un solo testo. La megalomania globalistica nello studio letterario sta trasformando gli studiosi in turisti che sorvolano interi continenti e non si fermano in un posto per più di un'ora.
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