giovedì 6 luglio 2017
Un apologista postmoderno del cristianesimo: così può essere definito René Girard, il grande studioso francese morto nel 2015 a Stanford, nella cui università ha a lungo insegnato. Per altri è stato il "Darwin delle scienze umane", dato che non solo ha indagato nelle sue opere come nessun altro prima il rapporto fra religione e violenza (su questo tema restano fondamentali i saggi La violenza e il sacro e Il capro espiatorio), ma perché ha ripercorso l'intera evoluzione umana attraverso la psicologia, la letteratura, la mitologia, la storia della cultura. La sua teoria più famosa è quella del "capro espiatorio" che si sviluppa su tre postulati: la violenza è la base di ogni società umana; il fattore religioso con i suoi riti è il fondamento di ogni cultura; il cristianesimo è intervenuto su questi due fondamenti mutandoli radicalmente e sostituendo l'amore alla violenza. Le civiltà e le religioni arcaiche sono nate con un omicidio rituale originario, mediante l'individuazione di un capro espiatorio cui venivano addossate tutte le colpe collettive e che veniva espulso o ucciso. Era la mentalità della vendetta che permetteva alla città di sopravvivere. Un meccanismo sovvertito dalla Rivelazione cristiana.
Una summa delle idee di Girard è contenuta nel volume Vedo Satana cadere come la folgore (Adelphi 2001), che si riferisce a un versetto del Vangelo di Luca ove Gesù prevede la caduta del diavolo ma non la sua inattività: «Siccome i giorni di Satana sono contati, egli ne approfitta più che può e in modo assolutamente letterale si scatena». Più che in altri suoi libri, qui Girard tocca il tema apocalittico che, come lui stesso rileva, occupa un posto fondamentale nel Nuovo Testamento, ma la cui portata è stata minimizzata da molta teologia fra Otto e Novecento. Per il nostro studioso il demonio ha il volto di un professore moderno ed amabile: «Anche Satana si propone come modello dei nostri desideri, un modello palesemente più facile da imitare di Cristo, visto che ci consiglia di lasciarci andare a tutte le nostre inclinazioni, al disprezzo della morale e dei suoi divieti».
Se all'inizio di ogni società umana c'è la violenza, per Girard essa è fondata sull'imitazione, quello che lui chiama il "desiderio mimetico": noi desideriamo ciò che l'altro possiede o desidera. Per questo a suo parere è fondamentale il contenuto del decimo comandamento, proibizione che non considera affatto repressiva e che se non viene rispettata apre la porta all'incubo immaginato da Hobbes, la guerra di tutti contro tutti: «All'interno dei gruppi umani esiste una fortissima tendenza ai conflitti di rivalità, una tendenza che, qualora non venisse contrastata, minaccerebbe in permanenza la pace e perfino la sopravvivenza di qualunque comunità». Solo il Vangelo capovolge questo processo superando al tempo stesso i divieti dell'Antico Testamento con la rivoluzione dell'amore verso il prossimo: «Gesù non parla mai in termini di divieti ma costantemente in termini di imitazione e modelli. Egli non ci raccomanda di imitare lui stesso perché afflitto da narcisismo, bensì per distoglierci dalle rivalità mimetiche».
Nel libro Girard pone poi a confronto episodi dei miti antichi con altri presenti nella Bibbia per far emergere la distanza che li separa: emblematiche le pagine su Edipo e Giuseppe, entrambi espulsi, il primo dalla città, il secondo dai fratelli; entrambi eroi positivi, ma mentre Edipo rimane vittima della rappresaglia, nella storia di Giuseppe infine prevale la logica del perdono. Da antropologo delle religioni, Girard non teme di rintracciare il dato comune alla mitologia e al messaggio ebraico-cristiano, al contrario da quanto fatto da Bultmann con la sua demitizzazione. E in tutti i suoi esempi alla fine riesce sempre a far emergere il punto di vista della vittima. È questo (come risulta dal volumetto di interviste inedite da poco pubblicato da Medusa col titolo Oltre il sacrificio, con un'acuta prefazione di Riccardo De Benedetti) anche uno degli ultimi messaggi positivi che ci ha lasciato: la nostra società per quanto violenta si prende cura delle vittime come mai è accaduto in passato. La compassione è uno dei grandi regali che il cristianesimo ha fatto all'umanità.
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