domenica 18 settembre 2005
«Sono qui, mio Dio, Mi cercavi? Cosa volevi da me? Non ho nulla da darti. Dal nostro ultimo incontro non ho messo da parte nulla per te. Nulla, nemmeno una buona azione o una buona parola. Ero troppo triste. Nulla, se non il disgusto di vivere, la noia, la sterilità». Cristo mi disse: «Dammi le tue miserie!». E io: «Signore, ma allora tu, come uno straccivendolo, raccogli tutti i rifiuti. Che ne vuoi fare?». E il Signore rispose: «Il regno dei cieli!». Questo dialogo tra il Signore e l'anima occupa una pagina - intitolata "Comunione" - del Diario segreto della poetessa francese Marie Noël (1883-1967), una donna dall'intensa spiritualità. Essa si presenta a Cristo con le mani vuote, la bocca chiusa, il cuore triste, la mente sterile. È uno stato interiore che non è appannaggio solo di chi è infelice o è piombato nell'indifferenza religiosa e umana. No, anche grandi mistici come Teresa d'Avila sentirono affiorare nello spirito questa onda di nausea, di gelo, di cenere, che genera l'aridità dell'anima. In quel momento è facile sentirsi inutili per sé, per gli altri e per Dio e lasciarsi prendere dal gorgo dell'inerzia e della desolazione. Ma è a questo punto che scatta la replica di Dio. L'immagine dello straccivendolo che raccoglie i rifiuti e non bada persino alla sporcizia è forte ma evangelica. Sappiamo, infatti, che Cristo visse sistematicamente circondato da quelli che erano, allora e oggi, gli scarti della società perbene. Eppure non aveva nessuna esitazione nell'affermare che essi - sì, pubblicani, prostitute e peccatori - sarebbero stati i primi nel regno dei cieli, proprio perché consapevoli della loro miseria, liberi da ogni altezzosità, pronti ad afferrare la mano di quel Dio che salva ogni uomo o donna che in lui confida.
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