martedì 8 giugno 2021
«Ecco, com'è bello e com'è dolce che i fratelli vivano insieme! È come olio prezioso versato sul capo, che scende sulla barba, la barba di Aronne, che scende sull'orlo della sua veste. È come la rugiada dell'Ermon, che scende sui monti di Sion». Morbida dolcezza del Salmo 133 dove olio e rugiada inneggiano alla vita fraterna. Farli metafora di uno stesso “amore” è comprensibile prima di tutto al tatto: lo stesso umore, simile sensazione di seta. Olio di mandorle che sgorga dal bastone di Aronne e bagna le sue vesti, facendole sante; olio che sa delle ampolle dei profeti destinato al capo dei Messia, a consacrare i re; olio che filtra dalle dita di Maria di Betania, quando accarezza i piedi di Gesù. La rugiada, invece, è figlia della notte, scende dall'aria umida per rinfrescare i fianchi dei monti, lavarli e profumarli, prepararli all'aurora. Per sentirli salmodiare, come nel Primo Inno alla Notte di Novalis: «In gocce di rugiada io voglio giù disciogliermi... In altri spazii trapiantò la luce le sue tende gioiose... È sorto il regno della Notte; e l'anima mi ritrabocca d'infinita ebbrezza... E se lo sguardo affondo entro gli abissi del tuo sguardo buio, altro non scorgo che beato Amore!».
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