Come facciamo a trovare solo contenuti di qualità
venerdì 19 aprile 2024
Tra le sfide digitali che abbiamo davanti ce n’è una non da poco. In un mondo che produce ogni giorno centinaia di milioni di nuovi contenuti come facciamo e faremo non solo a trovare le informazioni che ci servono ma anche quelle di qualità? L’abbiamo sperimentato tutti: un conto è cercare, per esempio, cosa vedere in una città e un altro trovare informazioni più complesse. L’esperta di digitale Sari Azout ha le idee molto chiare in
merito: «In un mondo di informazioni infinite, non è più sufficiente organizzare le informazioni del mondo. Diventa importante organizzare
le informazioni affidabili a livello mondiale». Luigi Canali De Rossi, pioniere del web col nome di Robin Good, lo spiega così: «Quando si tratta di comprendere, apprendere, dare un senso e guardare ben oltre la superficie delle cose, occorre uno strumento o un sistema in grado di aiutarci a trovare contenuti di alta qualità». Bella sfida. Già è difficile trovare nell’oceano di Internet ciò che risponde alla nostra ricerca, figuriamoci trovarlo di qualità. Dal canto suo, Sundar Pichai, CEO di Google e Alphabet, difende il “suo” motore di ricerca, che è il più utilizzato al mondo. «L’intelligenza artificiale, che Google usa da anni per migliorare le sue prestazioni, non sostituirà la ricerca ma la migliorerà». Diamo per scontato che abbia ragione, ma il problema resta: chi ci aiuterà non solo a trovare contenuti digitali ma a trovarne di qualità? Pichai di Google non è il solo a credere nel ruolo positivo dell’intelligenza artificiale. Alcuni, per esempio, hanno già iniziato a usare ChatGPT e altre piattaforme di intelligenza artificiale anche come motori di ricerca. I risultati sono buoni ma non sempre di qualità.
Chi ha creato la propria intelligenza artificiale (si può fare anche con ChatGPT 4) che lavora solo su precisi contenuti selezionati ne dice meraviglie. Il rischio, però, è che restino strumenti per pochi. Ciò che ci serve è chiaro: dobbiamo avere servizi mirati, ma anche accessibili, che siano in grado di scovare e offrire contenuti digitali di valore su temi e argomenti ben precisi. Qualcosa si muove già in questa direzione. Penso, per esempio a Consensus (consensus.app) che è un motore di ricerca, alimentato dall’intelligenza artificiale, dedicato alla ricerca scientifica. I suoi creatori dicono di avere già catalogato 200 milioni di contenuti. Una mole enorme di dati. Per trarne i migliori benefici occorre quindi usarlo bene. Invece che partire cercando i documenti contenenti una sola parola (col rischio di avere risultati molto generici) è meglio fare ricerche con elementi correlati tipo «Vitamina C e raffreddore» o «Impatto del cambiamento climatico sul Pil». Ma anche fare domande articolate. Tipo: «la mancanza di sonno aumenta il rischio di Alzheimer?»; oppure: «L’immigrazione migliora le economie locali? Elencare i casi pro e contro». In circolazione ci sono anche servizi di ricerca che per scovare la qualità usano sia l’intelligenza artificiale sia la conoscenza e la capacità di discernimento di persone selezionate. È il caso di YaCy (yacy.net), che si presenta come un piccolo mondo digitale «dove la ricerca Web è curata dalle persone, per le persone». Usarlo non è pero alla portata di tutti, anche se il progetto è molto interessante. Presearch (presearch.io) è invece un motore di ricerca decentralizzato, basato sulla tecnologia blockchain. Il suo slogan è: «Con noi puoi ricevere i risultati migliori». Anche stavolta, però, il funzionamento non è semplicissimo. Di esempi da fare ce ne sarebbero ancora tanti. A partire dai servizi che catalogano e distribuiscono le notizie (per la verità senza badare troppo alla qualità). Ma di questi ci occuperemo in una delle prossime puntate. © riproduzione riservata
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