Chi insegna ancora prudenza e saggezza?
venerdì 29 ottobre 2021
Non succede spesso di leggere un articolo sulla scuola come quello di Cristina Dell'Acqua uscito domenica scorsa sul “Corriere della Sera”. Già il titolo segnala qualcosa di insolito: Affrettati lentamente: l'ossimoro cambierà la scuola. Suona come una notizia, benché un po' indecifrabile, invece è un augurio. “Affrettati lentamente” traduce il famoso motto latino Festina lente, di origine greca, che Ottaviano Augusto non si stancava di ripetere ai suoi collaboratori e che gli umanisti italiani di cinque secoli fa avevano ben presente. Va apprezzata, credo, l'iniziativa di attualizzare un'antica massima di saggezza pratica e di prudenza, che unisce nella figura retorica dell'ossimoro due idee opposte: quella di saper prendere decisioni e quella di non essere presi dalla fretta, pensando con calma a quello che si sta per fare. La prudenza, oggi così ignorata, era la prima delle antiche “virtù cardinali” e non significava paura, ma capacità di immaginare le conseguenze delle proprie azioni. Uno dei più acuti e ispirati moralisti moderni, Franz Kafka, disse una volta che la guerra nasce «da un'estrema mancanza di immaginazione», che acceca proprio in prossimità di pericoli e sciagure che stanno per diventare fatali. Non è forse evidente che di prudenza e saggezza non si dovrebbe fare a meno quando si educano e si istruiscono bambini e ragazzi? Una delle sciagure della cultura moderna è stata, con l'inizio del Romanticismo, la sostituzione della saggezza tradizionale, che prevedeva pazienza, autocontrollo e senso del limite, con il mito equivoco della genialità, che segue impetuosamente il puro istinto e non si fa scrupolo di niente. Questo mito è diventato dal Novecento a oggi un banale e tossico mito di massa. Seguendo ogni istinto senza scrupoli, facendo tutto in fretta senza darsi tempo per immaginare le conseguenze negative di azioni inconsulte, ci si crede geniali. La prima cosa che ogni insegnante non dovrebbe dimenticare è che insegna anzitutto con il suo modo di essere e che i suoi alunni lo giudicheranno più severamente e saggiamente di quanto sembri. Aver avuto un buon insegnante è una cosa che non si dimentica per tutta la vita.
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