venerdì 30 ottobre 2015
Ha fatto molto bene Natale Benazzi a riproporre, grazie alle edizioni San Paolo, un breve testo di Dietrich Bonhoeffer, contenuto in Resistenza e resa, peraltro nella limpida traduzione di un giovane teologo scomparso ancor giovane, Alberto Gallas, di cui sono stato amico. Si tratta di La vita responsabile, che in una rivista di molti anni fa, Linea d'ombra, aveva per titolo Dieci anni dopo. Dieci anni dopo il legale avvento di Hitler al potere, frutto di libere elezioni (dovrebbe essere una lezione per i fanatici della legalità). L'ho riletto con nuovo interesse a partire dalle sue osservazioni sulla qualità e sulla stupidità. «La qualità è il nemico più potente di ogni massificazioni» (p. 63). «Contro il male è possibile protestare, ci si può compromettere, in caso di necessità è possibile opporsi con la forza; il male porta sempre con sé il germe dell'autodistruzione, perché dietro di sé nell'uomo lascia almeno un senso di malessere. Ma contro la stupidità non abbiamo difese» (p. 49). Bonhoeffer scrisse queste pagine poco tempo prima di venire impiccato, sono il suo testamento, e gli stupidi a cui pensava erano anzitutto i suoi connazionali, accecati dal nazismo e dalla sua propaganda. La stupidità si esalta di sé nel gridarsi, nel mostrarsi. All'opposto, la fatica della qualità comporta, dice Bonhoeffer, «saper gioire di una vita nascosta e avere il coraggio di una vita pubblica». Comporta la fatica di pensare con la propria testa e la fatica di imparare a "leggere" la realtà che ci circonda. Penso spesso alle riflessioni di Bonhoeffer sugli stupidi e sulla qualità quando incontro molti giovani che mi esprimono idee convenzionali fritte e rifritte, di autogiustificazione e non di autoformazione, sull'arte, su internet, sulla politica, sulla società, sull'Italia, sul mondo… Frasi fatte, opinioni banali (o imbecilli) diffuse dai media e da altri consimili fonti educative. È da questo che Bonhoeffer ha voluto metterci in guardia: la stupidità non è innata, è prodotta da un contesto, e oggi come ieri è quella di chi crede di pensare con la propria testa mentre propone idee che gli sono state propagandate, anzi ossessivamente imposte, dal potere e dalle sue cinghie di trasmissione. Le prime vittime di queste "idee ricevute" (rileggendo Bonhoeffer tornano alla mente quelle catalogate da Flaubert un secolo e mezzo fa!) sono proprio i giovani, spesso così arroganti nella difesa della propria "creativa" stupidità.
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