domenica 18 maggio 2003
La gloria non è altro che la bellezza; la bellezza non è altro che l'amore; l'amore non è altro che la vita. Quindi, se vuoi vivere, ama. Se ami, sei bello. Se questa bellezza ti manca, allora tu non vivi, hai solo l'apparenza della vita, ma non vivi dentro di te. Di domenica sono solito proporre testi più specificatamente spirituali, anche perché immagino che, dopo una settimana di eventi e parole, ci sia in tutti la necessità di un'oasi di silenzio. Il teologo Hans Urs von Balthasar diceva che «in tutte le religioni v'è quasi un fastidio per le parole e un fascino per il silenzio». Oggi ho lasciato che ci aiutasse a riflettere sant'Agostino con un passo del suo Sermone 365. È veramente mirabile l'intreccio che egli intesse tra bellezza, amore, vita, una trilogia che - se spezzata - perde il suo sapore, la sua grandezza, il suo incanto, la sua energia vitale. Quando uno ama, sprigiona da sé quasi una luce e vive le sue ore come se fossero frammenti di eternità. Questo non vale solo per l'innamoramento ma anche per le scelte autentiche dell'esistenza. Se un sacerdote ama veramente Dio e la sua missione, coloro che lo incontrano avvertono che egli emana una bellezza interiore e una vitalità misteriosa. Un genitore che ama suo figlio brilla di uno splendore particolare, e la sua vita, anche se piena di fatiche, è segnata dalla fiducia. Non per nulla il panorama dominante del Cantico dei cantici, poema dell'amore, è la primavera, anche se in Oriente è una stagione quasi inesistente. Chi ama vive nella freschezza, nei colori e nei profumi primaverili, anche se si trova in una cupa città industriale. Se si dovesse spegnere la luce dell'amore, allora - come dice Agostino - non è più vivere ma sopravvivere.
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