martedì 20 aprile 2021
«Siamo talmente abituati a riempire ogni attimo dell'esistenza con le cose, con i nostri pensieri, con i programmi, con il divertimento, con il nostro ego, spesso accresciuto a dismisura, che non c'è più la possibilità di venire in contatto con il senso del vuoto. Ma che cos'è il vuoto?». È una provocazione di Diana Papa. L'horror vacui ha sempre attaccato gli umani, fatto fuggire filosofi e fisici, artisti e psicologi. Aristotele lo trovava nella natura, nonostante il pensiero pitagorico e atomista avesse visto, nel vuoto, una necessità. Espressioni artistiche antiche e moderne ne attestano la quasi ossessiva presenza: dall'arte islamica degli arabeschi alla grafica dei fumetti di Mark Beyer, dalla disposizione dei geroglifici egizi alle vetrine colme dei nostri centri commerciali. Con la saggia monaca salentina, anche noi reclamiamo, allora, un po' di vuoto: «Spesso è definito come luogo senza vita, ma se veniamo in contatto con la radice della nostra esistenza, allora sperimentiamo che è lo spazio e il tempo dove scopriamo l'intimità con Dio, che ci ama e ci anima, e dove in Lui ritroviamo noi stessi e gli altri».
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