«Notturni per i defunti» di Porpora meditazione perfetta sul dolore
domenica 2 novembre 2008
Traboccano di commovente bellezza i Notturni per i defunti di Nicola Antonio Porpora (1686-1768), tornati nuovamente a risuonare in un progetto discografico che, sotto la direzione di Stefano Demicheli, vede coinvolti il soprano Monica Piccinini, il contralto Romina Basso, l'ensemble corale La Stagione Armonica e quello strumentale Dolce & Tempesta (cd pubblicato da Fuga Libera e distribuito da Jupiter). I tre Notturni sono giunti a noi in una sola copia manoscritta, che contiene le nove "lezioni" (complete) e alcuni frammenti dei "responsori" (ricostruiti per l'occasione); grazie all'apparato critico-musicologico offerto dalle note di copertina del disco è comunque possibile risalire all'origine e alla destinazione dell'opera, composta verosimilmente tra il 1739 e il 1743 per essere eseguita a Napoli dagli allievi del Conservatorio di S. Maria di Loreto (come testimoniano le numerose indicazioni autografe apposte dai copisti) in occasione della "Commemorazione di tutti i Fedeli defunti" (2 novembre).
La partitura vide dunque la luce in un'epoca in cui le forme e i modelli sviluppatisi in ambito profano " e in particolare nel campo del melodramma " costituivano ormai la grammatica di riferimento sopra la quale si fondava anche il linguaggio sacro; e Porpora, i cui lavori teatrali furoreggiavano nelle più importanti capitali artistiche d'Europa (da Venezia e Vienna fino a Londra), seppe creare qui una magistrale sequenza di arie, recitativi e passaggi concertanti, racchiusi tra la perfezione plastica di chiara ascendenza pergolesiana del "Parce mihi Domine" iniziale e l'intensa carica di pathos del "Quare de vulva eduxisti me" conclusivo.
Eleganza melodica, abilità di scrittura, ma soprattutto aderenza della musica ai sentimenti espressi dal testo danno origine a una sommessa e pudica meditazione sui temi del dolore e della caducità della vita, senza enfasi e retorica, lontana da fragori e facili effetti; in una pagina che riflette i più autentici sentimenti di penitenza e devozione, riverberando i profumi e i colori di una tradizione ancora viva, che la città partenopea porta da sempre inscritta nel proprio patrimonio genetico e che questa valida interpretazione restituisce in tutta la sua vibrante forza evocativa.
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