«Homo homini deus»: la società è più giusta se il cielo scende in terra
venerdì 30 settembre 2016
Le leggi con le quali decidiamo di governare la nostra vita associata devono ispirarsi a una visione "illuminata" o religiosa della realtà, o sono solo convenzioni pattuite fra essere umani in vista di scopi umani? Riprendo per scrupolo di chiarezza il ragionamento iniziato in questa rubrica venerdì scorso. Lo spunto mi veniva da un paio di pagine del Cacciatore celeste, l'ultimo libro di Calasso. Ai Sofisti (Protagora in particolare) e Aristotele, per i quali l'esperienza del divino non è necessaria alla fondazione delle norme sociali, Calasso contrappone il Platone delle Leggi, secondo cui non l'uomo, ma «il dio è la misura di tutto» e solo «percepire il dio» permette di concepire e realizzare una società giusta. Come si vede nella Stanza della Segnatura di Raffaello, Platone alza il dito a indicare il cielo, la trascendenza, e tiene sottobraccio il Timeo, somma opera cosmologica che influenzerà il cristianesimo, mentre al suo fianco l'allievo Aristotele abbassa verso terra il palmo di una mano e con l'altra impugna l'Etica, fondata sullo studio dei comportamenti umani in vista dell'autorealizzazione: per Aristotele c'è virtù e felicità quando si attua la propria natura. Ma una tale differenza diventa contrasto (come lungamente è avvenuto) solo se l'idea di natura umana esclude l'idea del divino, o il divino trascende l'umano fino a diventargli, se non estraneo, remoto. Se invece la stessa natura umana implica e comprende la presenza del divino, l'opposizione si dissolve. Nel cristianesimo il divino si umanizza nell'incarnazione e l'imperativo di imitare Cristo, che rende cristiani, rende anche prossimo (e non remoto) il divino. Non voglio fare il teologo, né oso risolvere con una semplice analisi di concetti una controversia millenaria. Ma certo è che quel «percepire il dio» che Calasso riprende da Platone può essere inteso sia come fede e gnosi metafisica, sia come carità e amore-incontro con il prossimo, inteso come l'essere umano che di volta in volta ti sta di fronte. Società giusta è la società in cui nessuno minaccia l'altro (homo homini lupus) ma lo rispetta come si rispetta un essere divino (homo homini deus).
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