Pablo Savoia: sui social l’importante è dialogare

May 4, 2025
Nei giorni che seguono la morte di papa Francesco mi viene può essere interessante visitare il profilo di un missionario digitale argentino, e per primo trovo il presbitero Pablo Savoia, 44 anni, di Buenos Aires. Ordinato nel 2006, licenziato in Teologia dogmatica alla Gregoriana nel 2012, dal 2018 guida la parrocchia di Nuestra Señora de Merced, a Villa Ballestrer (diocesi di San Martín, suffraganea di Buenos Aires); inoltre insegna Teologia fondamentale ed Ecclesiologia alla Pontificia università cattolica argentina.
Pablo Savoia - .
Pablo Savoia - .
La presenza di don Savoia in Rete prende quota nel 2021, a ridosso della pandemia, quando progetta e realizza, dopo aver seguito un corso sull’elaborazione di contenuti digitali, i podcast della serie “Parresía. De esto se parla”: «Spazio di dialogo e incontro per ragionare insieme criticamente su alcuni aspetti della fede cristiana dei quali di solito non si parla». Dopo questa esperienza prende consapevolezza dell’importanza dei social: lo fa attraverso il suo account su Instagram e quello su TikTok (i più seguiti, rispettivamente con 85mila e 21mila follower), nonché (con molti meno fan) tramite il profilo Facebook e il canale YouTube.
Una lunga intervista rilasciata lo scorso 12 febbraio da don Savoia a Fabian Caffa per il sito dell’arcidiocesi di Montevideo consente di apprezzare l’interpretazione che egli dà dell’apostolato sui social media. Questa la frase-chiave: «L'evangelizzazione digitale non consiste solo nel proporre contenuti, che si tratti di un capitolo di un podcast, di un video o di un post, ma di partecipare al dialogo che si genera da essi». Si è anche scelto un target: le persone tra i 25 e i 50 anni (che sono quelle a lui anagraficamente più vicine): sui social, dice, «se si vuole parlare con tutti, non si parla con nessuno. Quindi è meglio segmentare».
Don Savoia è in grado di passare con naturalezza dalle catechesi intraecclesiali ai “primi annunci”, e da questioni di attualità che coinvolgono la Chiesa a figure della cultura pop nelle quali coglie un respiro evangelico. Molti contenuti sono coerenti con quelli di Francesco, ma non appare affatto un banale “megafono” bergogliano. Nel giorno della morte del papa posta un’immagine in bianco e nero in cui lui e il papa si stringono la mano (al termine di un’udienza collettiva?), con una scritta breve: «Grazie di tutto, Francesco! Ci hai dato molto. Riposa in pace. 1936-2025».
Il linguaggio è quello di chi sa comunicare semplicemente pur avendo alle spalle studi robusti. Ha un volto e una corporatura che ispirano fiducia. Spesso sorride, ma non a sproposito. I video sono montati con cura, con sovratitoli ed effetti che sottolineano i passaggi del parlato. Talvolta riportano delle omelie, per cui gli abiti sono quelli liturgici. Rari, ma di ottimo impatto, quelli nei quali metà schermo mostra un personaggio pubblico che, in altra sede, si è espresso su temi religiosi, e l’altra metà schermo il volto di don Savoia che commenta con semplici gesti e/o espressioni del volto. E intanto sorseggia il mate…-----

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