IDEE MORTE
Un'idea morta produce più fanatismo di un'idea viva; anzi soltanto quella morta ne produce. Poiché gli stupidi, come i corvi, sentono solo le cose morte. Tempo fa avevo proposto una battuta del diario del filosofo ottocentesco Kierkegaard che diceva: «Le idee fisse sono come i crampi ai piedi; il rimedio migliore è camminarci sopra». In realtà, purtroppo, ci si affeziona alle idee sbagliate come ai propri malanni e il nostro scrittore Leonardo Sciascia in quella sorta di "diario in pubblico" che è Nero su nero (1979) ci ammonisce proprio su questo rischio. Le "idee morte" sono pensieri e progetti sclerotici, insensati, ostinati che sembrerebbero a prima vista votati al fallimento per la loro intrinseca assurdità. E, invece, quelle idee vengono coltivate da molti, superano indenni ogni critica e alla fine producono i loro effetti mortiferi. Ne sappiamo qualcosa attraverso l'esperienza dei vari fondamentalismi religiosi e attraverso le ideologie politiche impazzite di ogni genere, nere o rosse o anarchiche che siano. Tuttavia senza giungere fino a questi estremi sui quali aleggiano i corvi affamati di cadaveri, c'è il rischio che un po' tutti ci affezioniamo a qualche piccola idea morta, a fisime, a illusioni. Anche se siamo consigliati
di lasciarle perdere, l'ostinazione e l'amor proprio ci attanagliano e ci convincono a non cedere. Forse noi non faremo gravi danni agli altri, ma è a noi stessi che infliggiamo una vergogna, perdendo la capacità del mutar idea di fronte all'evidenza, dell'umile riconoscimento dell'errore, della semplicità di chi sa imparare ascoltando anche gli altri.
di lasciarle perdere, l'ostinazione e l'amor proprio ci attanagliano e ci convincono a non cedere. Forse noi non faremo gravi danni agli altri, ma è a noi stessi che infliggiamo una vergogna, perdendo la capacità del mutar idea di fronte all'evidenza, dell'umile riconoscimento dell'errore, della semplicità di chi sa imparare ascoltando anche gli altri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA





