Su Gaza e referendum in scena i “due centrosinistra”
Conte propone il "campo a tre": M5s, Pd e Avs già competono con il centrodestra. Ma Schlein continua a lavorare ad alleanze larghe e tieni i ponti con il centro.

Il prossimo fine settimana sarà a dir poco infuocato, soprattutto per il centrosinistra. I due eventi principali, le manifestazioni per Gaza di venerdì e sabato e i referendum di domenica e lunedì, vedranno Pd-M5s-Avs schierati da una parte, Azione e Italia Viva (e riformisti dem) dall’altra. Anche se i diretti interessati lo negano, e sebbene il doppio appuntamento abbia una portata ben più ampia, il sapore della sfida interna si avverte anche da lontano.
Basta leggere con attenzione le parole di Giuseppe Conte, leader M5s. Accusato nei giorni scorsi di fare da “freno” al campo largo, di non valorizzare la vittoria di Genova e di restare incerto sul ballottaggio di Taranto, l’ex premier lancia nei fatti un suo lodo: «Un sondaggio Ipsos testimonia una nostra crescita continua e costante, siamo lì lì per superare il 15%. Cresciamo perché siamo dalla parte giusta, perché abbiamo un modo di far politica chiaro, trasparente, su obiettivi e non su accordi precostituiti. Pensate - questo il passaggio chiave - che oggi insieme alle forze politiche con cui siamo in più costante dialogo, il Pd e Avs, siamo quasi al pari dell’intero centrodestra, se continuiamo a occuparci dei problemi reali delle persone possiamo davvero mettere la freccia». La traduzione sembra sin troppo facile: non c’è bisogno di inseguire il centro per costituire una coalizione vincente. È la risposta pentastellata ad Azione, Italia Viva e +Europa che hanno preferito una loro piattaforma per Gaza, venerdì 6 giugno a Milano, meno polarizzante su Israele. Una risposta a Calenda e Renzi, che certo non lavorano perché i referendum smontino il Jobs act.
Ma Schlein è d’accordo con Conte? Così non pare. Intanto diversi riformisti dem parteciperanno anche alla manifestazione di Milano, e stavolta non sembra un atto “contro” la segretaria, bensì concordato. Non solo. La segretaria, nel promuovere la manifestazione romana di sabato prossimo, rifiuta sdegnosamente l’accusa che il 7 giugno si possa strizzare l’occhio a correnti e movimenti antisemiti. Ma, soprattutto, da Firenze, la segretaria ribadisce che il suo lavoro è «cercare alleanze in tutte le Regioni». Ieri mattina, inoltre, Schlein aveva ricordato (anche a Conte) che la sua indole è «testardamente unitaria». E d’altra parte non sono certo finite nel dimenticatoio le sue aperture a Renzi, che le sono costate anche frizioni con Azione e Calenda.
Insomma, Schlein non sembra convinta dal “campo a tre” di Conte. E piuttosto sembra alla ricerca dei segnali che possono provenire dal basso. «Sorprendeteci con 5 sì», dice in Toscana. E circa il corteo per Gaza, sicuramente è raro incontrare sulle sue labbra la parola «genocidio», molto più familiare nei discorsi di Conte, Fratoianni e Bonelli. L’appello alla partecipazione lanciato ieri dalla segretaria dem parla di «massacro di civili» e «crimini del governo Netanyahu». Si tratta di una narrazione con la quale la segretaria del Pd fa capire di non credere più di tanto al “tagliafuori” del centro dalla coalizione da costruire per le elezioni del 2027.
Il tema, anche se nessuno lo dice apertamente, è questo: il perimetro del “campo”. Con Conte che scommette su se stesso e sulla crescita di M5s e Avs. E il Pd che un po’ asseconda la radicalità delle due forze politiche alla sua sinistra, un po’ però tiene i ponti con le liste di centro, spesso decisive per vincere in Regioni e Comuni. Senza trascurare altri scenari, come la nascita di altre formazioni al centro, nel caso restino i veti tra Conte e Renzi-Calenda. Che lo si ammetta o meno, le 72 ore da sabato a lunedì daranno qualche prima risposta su questi diversi schemi.
Il tema, anche se nessuno lo dice apertamente, è questo: il perimetro del “campo”. Con Conte che scommette su se stesso e sulla crescita di M5s e Avs. E il Pd che un po’ asseconda la radicalità delle due forze politiche alla sua sinistra, un po’ però tiene i ponti con le liste di centro, spesso decisive per vincere in Regioni e Comuni. Senza trascurare altri scenari, come la nascita di altre formazioni al centro, nel caso restino i veti tra Conte e Renzi-Calenda. Che lo si ammetta o meno, le 72 ore da sabato a lunedì daranno qualche prima risposta su questi diversi schemi.
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