Perché Roma ha fatto rimuovere questi manifesti della Lega
Il Carroccio, con Durigon e Molteni, grida alla «censura» contro i poster che illustrano il decreto Sicurezza. Ma gli uffici tecnici di Gualtieri replicano: «No, riscontrati contenuti razzisti»

Il Comune di Roma stoppa l’affissione di manifesti della Lega a sostegno del “decreto Sicurezza”. Il Carroccio, nel denunciare il caso, e nell’accusare per la decisione il sindaco Roberto Gualtieri, parla di «censura»; il Campidoglio replica invece che non si tratta di una decisione presa dagli organismi politici, ma dagli uffici preposti all’accettazione dei contenuti pubblicitari, che hanno riscontrato violazioni di carattere costituzionale in base ai regolamenti comunali.
Quando il caso è ormai esploso con la Lega che chiede conto al primo cittadino, una nota del Campidoglio fa riferimento infatti a contenuti con «stereotipi legati all’appartenenza etnica». Un atto, come detto, adottato autonomamente dagli uffici competenti, «a seguito di esposti pervenuti da cittadini dopo che i primi cartelloni erano stati affissi: nessuna censura, ma solo «l’applicazione puntuale» delle norme vigenti. «Resta ovviamente possibile presentare formale ricorso contro la decisione o proseguire la campagna pubblicitaria, modificando i contenuti in modo da renderli conformi al regolamento», conclude la nota del Comune.
La Lega però annuncia battaglia. Nicola Molteni, sottosegretario al ministero dell’Interno, è il primo a parlare di «censura in piena regola», trovando «vergognoso» e «incredibile» che Gualtieri tenti di «oscurare i successi della Lega e di Matteo Salvini». Anche il vicesegretario federale Claudio Durigon aizza la polemica dopo aver appreso «con enorme rammarico» la decisione del Comune di Roma di far rimuovere i manifesti, «affissi e regolarmente pagati». Anche per il sottosegretario (al Lavoro) si tratta di «una censura a tutti gli effetti, assolutamente ingiusta, specie se fatta da una amministrazione che non ha mostrato alcuna timidezza quando c’erano da sostenere manifestazioni di sinistra». Prima della nota del Campidoglio, Fabrizio Santori e Maurizio Politi, consiglieri della Lega a Roma, avevano annunciato anche un’interrogazione comunale per fare luce sull’accaduto.
Era intervenuta anche la deputata Elisabetta Matone: «Gualtieri ritiene più opportuno contrastare le buone politiche della Lega per riportare legalità e sicurezza, anziché preoccuparsi di stare dalla parte dei cittadini vessati ingiustamente da occupazioni, scippi in metro e manifestazioni illegittime», è l’accusa dell’ex magistrata.
Nel Pd da registrare la presa di posizione di Francesco Verducci, vicepresidente della commissione antidiscriminazioni del Senato. Nei manifesti, sostiene, «a proposito di occupazione di case e di scippi vengono mostrate foto (non vere, ma - sostiene Verducci - realizzate con i programmi di intelligenza artificiale) che mostrano persone di colore e rom, assolutamente vergognose. Una campagna discriminatoria - la definisce -, che non c'entra nulla con la libertà di espressione. Quei manifesti violano gli articoli 2 e 3 della nostra Costituzione, che parlano dei principi di non discriminazione e di uguaglianza. Fa benissimo perciò il Comune di Roma - conclude - ad applicare il regolamento del Campidoglio in materia e a disporne la rimozione». E il caso minaccia ora di estendersi a tutto il territorio nazionale, per il quale la campagna è stata programmata.
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