Memorandum Italia-Libia, Meloni conferma l'intesa siglata da Gentiloni
La maggioranza vota compatta per il rinnovo del sostegno alla discussa Guardia costiera libica, inaugurato nel 2017 dall'allora premier del Pd. Il centrosinistra: così si nasconde un fallimento

Si susseguono le legislature, cambiano di segno governi e maggioranze, ma la rotta dell’Italia rispetto al memorandum fra Italia e Libia resta la stessa. Con un voto nettamente polarizzato (153 sì del centrodestra, contro 112 no delle opposizioni e 9 astensioni), è passata alla Camera la mozione presentata da Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati che impegna il Governo a «proseguire la strategia nazionale di contrasto ai trafficanti di immigrati e di prevenzione delle partenze dalla Libia, fondata sul Memorandum del 2017, procedendo al rinnovo dello stesso». Si conferma dunque l’obiettivo ufficiale di cooperare nella lotta alla tratta di migranti e di fermare le partenze dal Paese africano, da perseguire attraverso una collaborazione nel controllo delle frontiere marittime e il sostegno italiano alla controversa Guardia costiera libica. Cambiano insomma di colore gli addendi (allora il premier era il dem Paolo Gentiloni e al Viminale sedeva Marco Minniti; ora la presidente del Consiglio è Giorgia Meloni e il ministro dell’Interno è Matteo Piantedosi), ma il risultato no, visto che lo stesso esecutivo Meloni (che entro il 2 novembre avrebbe potuto decidere di chiedere uno stop al Memorandum) ha valutato di proseguire nel solco tracciato dal documento.
Respinte le due mozioni del centrosinistra
Nel voto di ieri, il muro compatto alzato dal centrodestra, oltre a sostenere la propria mozione, ha bocciato (con 151 no, a fronte di 74 sì e 44 astenuti) quella presentata da Pd, Avs, +Europa e Italia Viva (a prima firma della segretaria dem Elly Schlein) che chiedeva all’esecutivo di «non procedere a nuovi rinnovi automatici del Memorandum, sospendendo immediatamente ogni forma di cooperazione tecnica, materiale e operativa che comporti il ritorno forzato di persone verso il territorio libico, in violazione del principio di non refoulement quale norma di diritto cogente». Sorte analoga per la mozione del Movimento 5 Stelle, respinta con 157 voti contrari, a fronte di 37 sì e 81 astenuti. Due documenti diversi, benché accomunati dall’intento di voltar pagina rispetto a un’intesa ora non più condivisa. Un mutamento di visione sul quale il centrodestra fa ironia, col forzista Paolo Emilio Russo che definisce il «ribaltone» del centrosinistra «sorprendente», in quanto «esempio della politica che si piega alle convenienze del momento, che approva un provvedimento quando è al governo e lo rinnega quando passa all’opposizione».
Il Pd cita il caso Almasri e incalza: così si nasconde un fallimento
Di parere opposto, va da sé, le opposizioni, che hanno sottolineato in aula gli aspetti da chiarire nell’approccio del governo rispetto a vicende come quella del generale libico Almasri: «Non ci ha ancora spiegato come mai hanno deciso di liberare un torturatore libico - ha argomentato la Schlein - e con un volo di Stato riportarlo in Libia, dove poteva continuare a calpestare i diritti fondamentali delle persone con gli omicidi e gli stupri, di cui è accusato dalla Corte penale internazionale». E per il deputato Matteo Orfini «dispiace che nella mozione di maggioranza non sia spesa una sola parola per affermare che si tratta di una tragedia umanitaria che produce migliaia di morti nel Mediterraneo, il piano del 2017 ormai è fallito». Secondo i parlamentari pentastellati, invece, la priorità sarebbe stata la revisione del Memorandum (con l’obiettivo di assicurare trasparenza sull’uso dei fondi nazionali ed europei e un miglior monitoraggio delle condizioni nei centri libici) da realizzare attraverso una interruzione del rinnovo automatico. «Oggi di immigrazione non si parla più, perché TeleMeloni vuole nascondere il fallimento», ha incalzato in Aula il deputato 5S, Alfonso Colucci, segnalando come si contino «quasi 300mila migranti sbarcati in Italia dall’insediamento del governo Meloni, 54.380 al 14 ottobre 2025, in crescita rispetto al 2024. Un fallimento totale».
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