Meloni: «L'Ue cambi approccio. La norma sul clima non va»
La relazione in vista del Consiglio europeo: «Servono obiettivi compatibili con la sopravvivenza dei settori produttivi». Sull'Ucraina conferma: nessun invio di truppe

«L'Italia non potrà sostenere la proposta di revisione della legge clima europea a maggior ragione se non sarà sostanziata da un vero cambio di approccio». La presidente del Consiglio Giorgia Meloni nelle comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo promette battaglia sul clima e sull'immigrazione rivendica di aver indicato la linea ora divenuta maggioritaria nell'Unione con il Piano Mattei, la lotta ai trafficanti e agli ingressi indiscriminati . L' Italia, sottolinea, «sostiene e continuerà a sostenere un ambizioso percorso di riduzione delle emissioni ma riteniamo che il modo migliore per non raggiungere questo obiettivo sia continuare a rincorrere un approccio ideologico e pertanto irragionevole che pone obiettivi insostenibili e quindi irraggiungibili che rischiano di compromettere definitivamente la credibilità stessa dell'Unione europea».
L'approccio ideologico alla questione climatica, per Meloni, ha «imposto obiettivi che producono danni al nostro tessuto economico-industriale, indeboliscono le nazioni europee. Come possiamo risultare credibili agli occhi dei nostri partner internazionali, e degli investitori, se ci poniamo obiettivi inverosimili, perfino dannosi, per chi volesse fare impresa in Europa e in Italia?». Bisogna quindi «abbandonare l'approccio ideologico che ha caratterizzato la stagione del Green Deal - insiste - per abbracciare un pragmatismo serio e ben ancorato al principio di neutralità tecnologica. Per noi - spiega - questo cambio di approccio deve sostanziarsi in tre ambiti principali, in cui le rinnovabili hanno un ruolo nello sviluppo ma devono essere integrate in un sistema equilibrato, tecnologicamente attrezzato per contenere al massimo le emissioni». Si tratta quindi di «favorire un'economia sostenibile nei Paesi in via di sviluppo» come prevede il "Piano Mattei". «La seconda condizione è la "neutralità tecnologica" a partire "dal settore automobilistico e a quello dell'industria pesante"». Terzo punto "dirimente" è quello delle risorse. E «il nuovo Quadro finanziario pluriennale (QFP), che abbiamo cominciato a negoziare e sul quale saremo determinati, sarà un fondamentale banco di prova insieme - lo ripeto - all'avanzamento verso l'Unione dei mercati dei capitali Ue». Un tema «di cui discuteremo anche con la presidente della Bce e il presidente dell'Eurogruppo, in occasione del Vertice Euro che avrà luogo a margine del Consiglio europeo».
Altro punto, i migranti: «L'approccio italiano, ispirato a fermezza contro l'immigrazione irregolare e contro i trafficanti di esseri umani, alla cooperazione con i Paesi di origine e transito, al governo della migrazione legale, a politiche più efficaci di rimpatrio, è ormai divenuto maggioritario in Europa», rivendica. «L'Italia ha saputo proporre idee e soluzioni innovative, che vengono guardate con sempre maggiore interesse. Lo dimostra, in primis, il focus sulla dimensione esterna: la logica del Piano Mattei per l'Africa è ormai un modello, non solo per l'Unione europea, che con la strategia Global Gateway si muove sempre più su binari paralleli ai nostri, ma anche per le singole Nazioni europee, che sempre di più ci chiedono di condividere la nostra esperienza e di poter collaborare con noi».
Annuncia poi che «il governo sta lavorando, e ringrazio per questo il Vicepresidente Matteo Salvini, ad un importante piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie, per aiutarle a compiere quel primo passo fondamentale anche per la costruzione di una famiglia».
Annuncia inoltre una lettera a Von der Leyen, con 15 leader europei, per accelerare sulla sempliificazione, e sull'Ucraina conferma: «ll nostro sostegno a Kiev resta fermo e determinato. Occorre aumentare la pressione su Mosca» con nuove sanzioni. «Non possiamo considerare accettabile l'atteggiamento ambiguo di chi promette impegno negoziale e poi bombarda costantemente obiettivi civili». Sul piano militare occorre «un meccanismo di assistenza modellato sull'articolo 5 del Patto Atlantico, e una componente di rassicurazione prevista dalla cosiddetta "coalizione dei volenterosi", ma l'Italia ha già chiarito che non prevede l'invio di propri soldati».
Quanto al Medio Oriente, «la violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas dimostra ancora una volta chi sia il principale nemico dei palestinesi, ma la conseguente rappresaglia israeliana concretizzatasi in nuove vittime civili e nell'interruzione del transito degli aiuti umanitari rappresenta un'altra scelta che non condividiamo», chiarisce. «Tuttavia - aggiunge - , quello intrapreso con la firma della tregua è l'unico percorso che valga la pena di essere perseguito, l'unico che possa portare alla realizzazione della soluzione a due Stati». Ma per Meloni «per giungere a questo obiettivo, Hamas deve accettare di non avere alcun ruolo nella governance transitoria e nel futuro Stato palestinese, e deve essere disarmato, per impedire che continui a rappresentare una minaccia per la stabilità regionale».
Poi attacca le opposizioni sui conti: «Non abbiamo portato noi il Paese in infrazione, è stata l'opposizione, noi ora ne stiamo uscendo. Con il Covid sprechi di ogni tipo«, aggiunge. E la premier non rinuncia, infine, a un affondo finale tutto interno, di natura politica. Di queste misure «beneficeranno tutti gli italiani, anche quelli che non sono d'accordo con il nostro approccio. Lo avevamo promesso e lo stiamo facendo - rivendica -. E continueremo a farlo, perché la storia recente ci ha dimostrato che non importa quante menzogne si raccontino, né di quali nefandezze ti si accusi, né quanto si tenti di metterti i bastoni tra le ruote. La maggioranza degli italiani, sempre più maggioranza - conclude fra gli appalusi provenienti dai banchi della maggioranza - riconosce il lavoro serio, la buonafede e i risultati. E finché quella maggioranza sarà dalla nostra parte noi andremo avanti con la testa alta e lo sguardo fiero, consapevoli della grande nazione che rappresentiamo».
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