La Puglia e Bari "chiudono" i rapporti con Israele
di Redazione
Il governatore Emiliano: dirigenti e dipendenti non abbiano più contatti con il governo di Netanyahu. Il Consiglio comunale barese: non gradita la presenza alla Fiera del Levante

Tra Schlein, Conte e Fratoianni, il sorpasso a sinistra lo fa Michele Emiliano, governatore della Puglia. C'è molto di politico nella decisione del governatore pugliese di interrompere, per conto della sua Regione, i rapporti con Israele. Una provocazione, probabilmente. Che certamente attirerà la reazione (sia formale sia politica) del governo, della Farnesina e della maggioranza di centrodestra. Rendendo ancora più caldi i giorni che portano verso il 7 giugno, quando a Roma si svolgerà la manifestazione per Gaza convocata da Pd, M5s e Avs (da cui hanno preso le distanze i centristi di Azione e Italia Viva, che si sono convocati per il giorno prima a Milano).
«A causa del genocidio di inermi palestinesi in atto da parte del Governo Netanyahu», informa la giunta pugliese, il governatore Emiliano ha invitato «tutti i dirigenti e dipendenti della Regione, delle sue Agenzie e delle società partecipate» ad «interrompere ogni rapporto di qualunque natura con i rappresentanti istituzionali del suddetto Governo e con tutti quei soggetti ad esso riconducibili che non siano apertamente e dichiaratamente motivati dalla volontà di organizzare iniziative per far cessare il massacro dei palestinesi nella Striscia di Gaza». Si tratta di «una posizione nei confronti del governo Netanyahu, non del popolo israeliano».
In realtà, l'iniziativa di Emiliano e della Puglia sembra avere come obiettivo soprattutto l'interruzione dei rapporti economici. Ovviamente è tutto da verificare e discutere se una scelta del genere possa essere prerogativa di un governo regionale. La discussione con tutta probabilità non verterà sugli impatti concreti in termini di scambi commerciali o diplomatici, ma sullo "scatto in avanti" di una Regione di centrosinistra mentre il governo di centrodestra cerca di mantenere una posizione di equilibrio tra la pubblica denuncia degli orrori di Gaza e il mantenimento dei rapporti con Israele.
L'azione della Puglia sembra coordinata con quella del Consiglio comunale di Bari. Nel pomeriggio del 29 maggio l'assise barese - primo cittadino è Vito Leccese - con 22 voti favorevoli ha approvato un ordine del giorno, presentato da Michele Laforgia, che ribadisce «la più ferma condanna del terrorismo e dei crimini di guerra perpetrati nella striscia di Gaza». Nel testo si ricorda «la persistente violazione dei diritti umani da parte del governo Netanyahu», che impone, pertanto «di interrompere ogni rapporto commerciale con lo Stato di Israele sino a quando non porrà fine all'intervento militare nella Striscia di Gaza». Inoltre il Consiglio comunale esprime «la propria piena solidarietà al popolo palestinese e al popolo di Israele, che hanno diritto a vivere in sicurezza negoziando il loro futuro in pace mediante rappresentanze legittime e rispettose del diritto internazionale». Il testo approvato dichiara «non gradita, anche per le prossime edizioni della Fiera del Levante e nei Saloni specializzati, la partecipazione in qualsiasi forma dello Stato di Israele, o di suoi rappresentanti, sino a quando non porrà fine all'intervento militare nella Striscia di Gaza e alla violazione dei diritti umani della popolazione civile».
L'ordine del giorno segue la mozione approvata dallo stesso Consiglio comunale lo scorso 13 gennaio, con la quale si impegnava il sindaco a trasmettere al Governo italiano la richiesta di riconoscimento dello Stato di Palestina come entità sovrana e indipendente, conformemente alle risoluzioni delle Nazioni Unite e al diritto internazionale. Dopo le considerazioni condivise in premessa dai consiglieri, l'ordine del giorno sottolinea che «il rapporto privilegiato della città di Bari con il Mediterraneo si è consolidato nei secoli, dapprima costituendosi come centro delle culture nicolaiane riconosciuto in tutto l'Oriente, e poi, più di recente, con l'istituzione della Fiera del Levante, che al Medio Oriente si è rivolta in concreto aprendo le porte alla partecipazione dalla Palestina in varie forme ancor prima della fondazione dello Stato di Israele».
Insomma l'atto di Bari è ancora più radicale di quello della Puglia. Vi si ricorda che «l'Accordo Euromediterraneo di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e lo Stato di Israele, dall'altra, afferma espressamente nell'articolo 2 che le relazioni tra le parti, così come tutte le disposizioni del presente accordo, si fondano sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici, cui si ispira la loro politica interna e internazionale e che costituisce elemento essenziale dell'accordo».Infine si sottolinea che la Fiera del Levante, «dalla quale è esclusa "ab origine" anche la sola ipotesi di partecipazione di soggetti collusi col terrorismo, è una realtà affermata nelle relazioni commerciali internazionali e costituisce un tratto distintivo dell'identità cittadina, che non può non operare in coerenza con i principi dello Statuto comunale». Il Consiglio comunale si è svolto dopo la consegna delle chiavi della città a Wael Al-Dahdouh, giornalista palestinese caporedattore di Al Jazeera a Gaza City, che ha perso tutta la famiglia nei bombardamenti di Israele. Nel suo intervento, il consigliere Michele Laforgia ha chiesto al sindaco di esporre il lenzuolo bianco come sudario per ricordare tutte le vittime.
In ogni caso, il forte dibattito nazionale si arricchisce di un elemento nuovo, che fatalmente finirà con il polarizzare ancora di più le posizioni di centrodestra e centrosinistra. Sempre più forte è il rischio di ridurre a polemica interna una catastrofe che richiederebbe unità sia nei Parlamenti sia nelle comunità locali.
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