La polizia contro la manovra: «Zero fondi per noi, miliardi al riarmo»
I sindacati dei lavoratori in divisa parlano di «misure pensate per colpire» il settore. Crosetto: «C’è allarme, ma confido in Giorgetti». Aut aut di FI sugli affitti brevi. E la Cisl avverte: «Restano criticità»

Dopo le banche e gli affitti brevi, un nuovo capitolo della manovra agita la maggioranza. Decisamente più sorprendente dei precedenti perché si tratta di un aspetto piuttosto caratterizzante per un governo di destra: i fondi alle forze dell’ordine. A innescare la miccia le reazioni alla bozza della legge di Bilancio dei sindacati di polizia, messe nero su bianco in una nota congiunta dei segretari generali di Sap, Coisp, Fsp Polizia e Silp Cgil. I toni non sono bassi: si parla di «disattenzione grave» e addirittura di misure «che sembrano pensate per colpire più che per sostenere». Tra i punti segnalati dai sindacati c’è l’innalzamento dell’età pensionabile di 3 mesi nel 2026 e di 4 nell’anno successivo. Ma anche la mancanza di assunzioni straordinarie e di norme utili a «colmare il vuoto di oltre 10mila agenti» e la «voragine che si aprirà coi prossimi pensionamenti». Nessuno stanziamento neanche per «la specificità della professione», lamentano ancora, e lo stesso per la previdenza complementare dedicati. Lacune che assumono un peso specifico ancora maggiore se paragonate con lo stanziamento per il riarmo. Un tasto dolente, toccato dalla Silp Cgil in un comunicato a parte: « Zero risorse per la sicurezza ad oggi. Al contrario, come certifica il Documento programmatico pluriennale 2025-2027, per il riarmo è stato predisposto un investimento che raggiunge i 31,2 miliardi di euro nel 2025, con cifre a salire nei prossimi anni. Numeri che dicono tutto sul reale orientamento del governo Meloni». Paradossalmente, però, a essere insoddisfatti sono anche i sindacati militari, perché il riarmo, in sé, non porta niente al lavoro quotidiano di soldati e carabinieri. Motivo per cui l'Unione sindacale militare interforze associati (Usmia), ha espresso allo stesso modo «profonda preoccupazione» per la bozza della manovra, parlando di misure «insufficienti e prive di qualsiasi riconoscimento concreto per le donne e gli uomini in uniforme».
Le dimensioni del caso e le ripercussioni sulla maggioranza saranno più chiare una volta che il testo approderà in Parlamento. Dunque non ci vorrà molto, perché stando alle voci circolate ieri la bozza arriverà «a giorni» a Palazzo Madama. Intanto però è già chiaro che le frizioni non mancheranno. Basta vedere la soluzione prospettata dalla Lega, che chiama in causa l’altro grande oggetto del contendere nel centrodestra, le banche: il Carroccio, ha annunciato la nota seguita al Consiglio federale di ieri, «si impegnerà per chiedere il massimo sforzo possibile alle banche per aumentare gli investimenti in sicurezza, con un piano straordinario di assunzioni per le forze dell'ordine, detassazione di straordinari e sostegno previdenziale». Sui numeri si è espresso solo Claudio Borghi e la richiesta è piuttosto esosa: un miliardo. Il senatore, però, è sicuro di riuscire nell’impresa: «Mi auguro di non sentire più resistenze fuori luogo, altrimenti sono sicuro che si troverebbe un largo consenso per chiederne due». In pratica una minaccia. Da Palazzo Chigi non sono arrivati commenti, ma il polverone ha convinto il titolare della Difesa, Guido Crosetto, a intervenire. Parole diplomatiche tese a tranquillizzare gli animi, ma rivelatrici del fatto che qualcosa per il comparto, alla fine, si farà: «Alcuni temi hanno giustamente allarmato il personale della Difesa, ma non ho dubbi sulla sincerità degli impegni in corso di manovra offerta a me e ai colleghi Piantedosi e Nordio, dal ministro Giorgetti». Una promessa che si somma a quella di un altro esponente del partito della premier, Gianluca Caramanna, apparso più che disposto a assecondare le istanze degli alleati persino sugli affitti brevi: «Si sta parlando soltanto di una bozza – ha detto –. Come FdI abbiamo sempre sostenuto gli affitti brevi. Siamo per la tutela dei gestori e della proprietà privata». Il tema resta incandescente e le rinnovate rimostranze di Antonio Tajani lo dimostrano. L’aumento dell’aliquota dal 21 al 26% proprio non piace agli azzurri e il ministro degli Esteri è stato chiaro: «O si modifica subito o faremo di tutto per modificarla in Parlamento», ha detto, assicurando che anche sulle banche FI resterà vigile e «verificherà» che il contributo si mantenga nei limiti richiesti dal partito.
Vanno registrate anche alcune osservazioni preoccupate della Cisl. Ieri la segretaria generale del sindacato di via Po, Daniela Fumarola, ha ricordato che il giudizio sul testo è «complessivamente positivo» ma «questo non vuol dire che vada tutto bene - ha precisato -. Gli affidamenti con l’Esecutivo avrebbero dovuto dare anche altri frutti. Dalle bozze che abbiamo potuto leggere, si evidenziano elementi critici che vanno superati in queste ore». Tra questi c’è il congelamento dell’età per andare in pensione e la cancellazione di Opzione Donna. Ma anche «la defiscalizzazione degli aumenti dei contratti che potrebbe escludere, per il livello scelto, i settori del commercio e i metalmeccanici». Oltre all'impegno sulla scuola e alla mancanza del fondo di perequazione per gli enti locali e del fondo dedicato alla legge per la Partecipazione fortemente voluta dalla Cisl».
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