Il centrosinistra alla ricerca del centro

Calenda e Renzi alla finestra, a Roma si muove Onorato, Ruffini gira l’Italia. E domani nasce Rete civica solidale con Ciani e Tarquinio. Franceschini: senza centro non si vince, vale il 10%
June 27, 2025
Il centrosinistra alla ricerca del centro
Ansa | Paolo Ciani in una foto d'archivio durante una conferenza stampa
A tre settimane dal referendum fallito su jobs act e cittadinanza, che Pd, M5s e Avs avevano utilizzato per sondare i margini di competitività di una «coalizione radicale», il centrosinistra è tornato alla casella di partenza: per battere il centrodestra nel 2027, dicono gli alti dirigenti dei partiti, volenti o nolenti serve un «centro».
«Non c’è già?», ci si potrebbe chiedere, retoricamente, pensando ad Azione di Carlo Calenda e a Italia Viva di Matteo Renzi. Ma non è così semplice. Negli ultimi mesi, specie sulla politica estera e sui conflitti, sono cresciuti a dismisura gli elementi di incompatibilità tra le due formazioni centriste e il Movimento cinque stelle di Giuseppe Conte. Non solo, alimentano scetticismi le vicissitudini a cui ha abituato gli elettori l’ex Terzo polo, che alle ultime elezioni europee, presentandosi diviso, non ha portato a casa nemmeno un seggio.
Si potrebbe dire che Calenda e Renzi in questo momento sono freezati da Schlein, Conte e Fratoianni-Bonelli, per lo scontento dell’area riformista dem che al contrario stringerebbe subito un accordo. Senza trascurare il fatto che mentre l’ex premier ha già indicato che il suo futuro politico è nel centrosinistra, il leader di Azione invece non ha intenzione di rinunciare a un progetto autonomo, di «centro puro».
Questa situazione di stallo non agevola la soluzione del rebus: quale sarà il centro del centrosinistra tra due anni? Nei giorni scorsi Dario Franceschini, in un colloquio con Il Foglio, ha tirato fuori la calcolatrice: «Il centro vale il 10%». Poi, lanciando un messaggio poco rassicurante ad Elly Schlein, ha indicato come possibili federatori sindaci come il napoletano Gaetano Manfredi o la genovese Silvia Salis, aggiungendo un nome a sorpresa ma non casuale: Alessandro Onorato, assessore civico di Roma, che nelle scorse ore ha portato nella Capitale 700 amministratori interessati a un progetto nazionale.
Con meno clamore e con eventi diffusi continua a muoversi, nello stesso spazio, Ernesto Maria Ruffini, l’ex direttore dell’Agenzia delle entrate. Sul territorio sono nati più di 100 comitati «Più uno», dal titolo dell’ultimo saggio-piattaforma dello stesso Ruffini.
Mentre domani pomeriggio, in una conferenza stampa ufficiale alla Camera, nasce Rete civica solidale, con il segretario di Demos e vicecapogruppo dem Paolo Ciani, l’eurodeputato eletto da indipendente nel Pd Marco Tarquinio, la governatrice dell’Umbria Stefania Proietti, il sindaco di Udine Alberto Felice De Toni, il leader di Basilicata Casa Comune Angelo Chiorazzo e il segretario del movimento campano PER, Giuseppe Irace. Un tentativo di unire i puntini di esperienze di ispirazione cristiana e con un’agenda più marcatamente sociale.
Un forte movimento, dunque, in un’area politico-culturale che si avverte come potenzialmente decisiva alle prossime elezioni. Ma il cui sviluppo, tuttavia, potrebbe anche cambiare gli equilibri interni al Pd.

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