Flotilla: «Forzeremo il blocco israeliano». Tel Aviv risponde: «Reagiremo»
Il ministro degli Esteri Crosetto: clima preoccupante, ma non possiamo scortare la missione in acque israeliane». Gli attivisti rifiutano porti alternativi e l’Idf accusa: «Sono al servizio di

Difficile prevedere cosa accadrà quando, e se, la Global Sumud Flotilla tenterà di forzare il blocco israeliano per entrare a Gaza. Ma non ci sono dubbi sull’intenzione di farlo e le dichiarazioni degli attivisti a bordo lo confermano. Di sicuro «il clima è preoccupante», come ha detto Guido Crosetto durante l’informativa di ieri al Parlamento, e lo scenario sembra destinato a peggiorare. Lo stesso ministro della Difesa ha inviato un’altra nave a sostegno delle imbarcazioni pro-Pal, la fregata Alpino, che sostituirà la Fasan, spedita in soccorso della missione dopo l’attacco di mercoledì notte. Ma su un punto Crosetto è stato chiarissimo: «Le unità navali italiane non svolgono funzioni di scorta, né usciranno dalle acque internazionali, qualora la flottiglia dovesse decidere di forzare il blocco israeliano. Anzi uno degli obiettivi è quello di scongiurare tale eventualità ed evitare possibili conseguenze negative».
Finora la Flotilla ha respinto i tentativi di mediazione suggeriti dal Governo italiano, ringraziando per l’assistenza ma rifiutando ogni ipotesi di attracchi alternativi: «Dobbiamo essere molto chiari: sono i palestinesi ad aver bisogno di protezione. E questi governi hanno fallito nel proteggere la Palestina e il popolo palestinese – ha chiarito Yasemin Acar del comitato direttivo della Flotilla –. La flotta ha bisogno di protezione perché Israele rappresenta una minaccia. Questi governi vengono a proteggerci e sono benvenuti, ma non basta. Servono soluzioni reali». Acar ha tenuto a precisare che tutti i volontari a bordo sono consapevoli delle minacce israeliane, ma ormai il viaggio è all’ultimo miglio e non sono previste altre soste. La Flotilla punterà dritta verso la Striscia: «Apriremo il corridoio umanitario», è la promessa degli attivisti.

L’idea del Governo era di organizzare uno scalo a Cipro, dove gli aiuti sarebbero stati presi in consegna dalle organizzazioni sul territorio e poi smistati verso Gaza. La soluzione, però, non ha convinto la Flotilla e secondo i portavoce della missione non ci sono garanzie sufficienti sulla distribuzione degli aiuti. Ma non è tutto perché la Flotilla, tramite i suoi legali, ha deciso di diffidare Giorgia Meloni, lo stesso Crosetto, Antonio Tajani e gli ambasciatori italiani in Grecia, a Cipro, in Egitto e a Tel Aviv. Nel documento diffuso sui canali social della missione si invitano i destinatari a «inviare immediatamente comunicazioni diplomatiche formali e pubbliche al Governo israeliano, sollecitando la non interferenza con le navi e la protezione delle imbarcazioni, del loro carico di aiuti umanitari e dei passeggeri».
Le autorità israeliane, che invece si erano mostrate disponibili alla mediazione, hanno preso atto del rifiuto, ma la reazione non è stata delle migliori. Il “no” della Flotilla, ha scritto su X il ministro degli Esteri di Tel Aviv Gideon Sa’ar, dimostra «che il suo vero scopo è la provocazione e il servizio ad Hamas». Motivo per cui l’Idf «non consentirà alle navi di entrare in una zona di combattimento attiva» né tanto meno «permetterà la violazione di un legittimo blocco navale». Ciononostante, almeno finché ci sarà spazio, l’esecutivo di Netanyahu «è ancora pronto a impegnarsi in qualsiasi accordo costruttivo per trasferire gli aiuti in modo legale e pacifico». Oltre a Cipro, Israele ha proposto anche Creta o, in alternativa, un altro porto greco, in aggiunta alla primo scalo di cui aveva parlato da New York anche Giogia Meloni, il porto di Ashkelon, a pochi minuti da Gaza. Ma è chiaro che lo scopo della Flotilla, oltre che umanitario, è politico e lo scenario di un ingresso forzato nella Striscia è stato fin dall’inizio il più probabile. Tony La Piccirella, tra gli italiani a bordo della nave Family, lo ha fatto capire in modo eloquente: «La nostra missione è quella di aprire un canale umanitario via terra e via acqua permanente a Gaza senza mediatori e di denunciare il blocco navale». La fermezza dei rappresentanti della missione, però, irrita Israele e il portavoce dell’Idf, Effie Defrin, ha lasciato intendere che non ci saranno trattamenti di favore. Tanto più che la complicità della Flotilla con Hamas – ha affermato – sarebbe dimostrata da un dossier con «prove evidenti a riguardo». Il che lascia intendere chele imbarcazioni potrebbero essere considerate un obiettivo legittimo dalla Marina di Tel Aviv.
La circostanza preoccupa le opposizioni. Come è noto, a bordo di alcune navi ci sono anche deputati ed europarlamentari italiani. E questo offre un valido argomento al centrosinistra. La leader dem Elly Schlein incalza la premier: «Invece di insultare i parlamentari che fanno il loro dovere, il governo convochi l'ambasciatore israeliano per dirgli che attaccare cittadini italiani in acque internazionali è un attacco deliberato al nostro paese. La Spagna ha esteso l’immunità diplomatica ai cittadini spagnoli che sono a bordo, perché l'Italia no?». Anche il presidente dle M5s sta seguendo l’evolversi della situazione ed è in contatto costante con il senatore stellato Marco Croatti: «La Flotilla è un’iniziativa di centinaia e centinaia di cittadini che coinvolge ben 44 Paesi, quindi Meloni la smetta di fare la vittima e di pensare che sia fatta per attaccare il governo quando vuole essere un aiuto alla popolazione di Gaza vittima di un genocidio che finora ha già prodotto la morte di 20mila bambini».
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