Calenda: «Una manovra che dà poco a tanti. Non funziona»
Parla il leader di Azione: «Meglio tagliare le tasse agli under 35». E sugli affitti brevi: «La maggioranza fa ridere». In politica estera l’Italia «non può sempre dare l’impressione di uno scontro tra fazioni»

Fatte salve alcune misure, come per esempio la “sua” Industria 4.0, per Carlo Calenda la manovra 2026 è decisamente «contenuta», sia «dal punto di vista dell'ambizione sia da quello dei saldi». E in generale risponde a un criterio poco funzionale, che il leader di Azione sintetizza così: «Piccole quantità di soldi distribuite tra tante categorie. Così non funziona e non incide».
Senatore, si poteva fare meglio? E come?
Io avrei concentrato le risorse su poche misure. Per esempio avrei destinato tutto il taglio delle tasse sugli under 35. Questa sarebbe stata una misura in grado di avere un impatto reale sulla remunerazione netta dei giovani.
Il taglio dell’Irpef non la convince?
In sé è un una misura poco incisiva, perché quando la distribuisci su 14 milioni di persone serve a poco.
E delle liti in maggioranza sugli affitti brevi cosa pensa?
Che fanno un po' ridere. Sono convinto che la questione degli affitti brevi vada regolata e non mi fascio la testa se aumenta un po' la tassazione. Ma è possibile che quando se la sono presentata in Consiglio dei ministri ognuno stesse dormendo? Che facevano? Giocavano a Tetris?
E il contributo delle banche lo ritiene adeguato?
Lo ritengo inutile perché le banche lo trasferiranno su aumenti dei costi ai clienti. Si risolverà in una tassa sui conti correnti degli italiani. Io non sono neanche contrario al fatto che si alzi la tassazione alle banche, ma il punto è un altro: per come funziona oggi il sistema bancario - che è scarsamente competitivo – questi costi finiscono per essere riversati sui clienti.
Cosa avrebbe fatto lei?
Per esempio ci sono i costi di trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica, che sono frutto di concessione. Terna ed Enel distribuzione fanno un utile superiore di circa 7 miliardi rispetto a quello di analoghe aziende francesi. E poiché i costi sono fissati e non possono essere aumentati al cliente, si poteva prendere qualcosa da lì.
Passiamo alla politica estera, lei ha votato la risoluzione della maggioranza sulle comunicazioni in vista del Consiglio Europeo e la maggioranza ha votato la sua. In cosa sbaglia il campo largo?
Intanto sul fatto che per la politica estera si è sempre cercato di trovare una sintesi, quantomeno se ci sono i presupposti. In quel caso c'erano, perché c'era una linea molto chiara sull'Ucraina e anche su Gaza, dove la direzione era quella di perseguire in tutti i modi il mantenimento di una tregua. Era una risoluzione molto equilibrata, tant'è che sul nostro testo il Pd si è astenuto, non ha votato contro. Più in generale, come Paese dobbiamo evitare di dare l'impressione che invece purtroppo stiamo dando. E cioè che la politica italiana è ridotta sempre più a uno scontro tra fazioni e non si può proprio andare d'accordo, neanche quando si dovrebbe.
Sta pensando all'Ucraina?
Sì e su questo il Pd avrebbe anche potuto votare il nostro testo, così come quello del Governo. Il problema del campo largo è che lì dentro non c’è una linea comune. E su temi mica da ridere.
Come il riarmo?
Sul riarmo c'è una divisione profondissima. Anche se poi su questo nessuno sta prendendo sul serio la questione. Che non è “quanti soldi”, ma “cosa serve”. I ragionamenti sulle percentuali sono un po' ridicoli. Non significa nulla: il tema e cosa metti dentro quella percentuale? Se metti il ponte sullo Stretto, chi se ne frega.
Questo è un problema anche dentro la maggioranza però.
Certo, Meloni ha il problema di Salvini. E così le spese militari vengono un po' imboscate, un po' non se ne parla, un po' dicono che lo faranno dopo. Ma non è un modo trasparente di affrontare un argomento.
Invece delle parole di Orbán sull’Ue che pensa?
Intanto che Orbán è ipocrita, perché una delle ragioni per cui l’Ue non riesce a prendere le decisioni è perché Orbán mette il veto. Quindi non è credibile. Secondo: Orbán è di fatto un asset di Putin in Europa. Anzi, con altri Paesi sta cercando di costruire una sorta di gruppo di nazioni pro-Putin. C'è una questione di fondo: noi siamo un'area del mondo che sta insieme sulla base dell'accettazione dello stato di diritto, quindi chi viola lo stato di diritto va fuori. Punto.
Delle parole di Crosetto sugli italiani a libro paga di Putin che idea si è fatto?
Noi abbiamo presentato una legge che si chiama “Scudo democratico”, dove chiediamo sia all'Agcom, per quanto riguarda i social e la stampa, sia ai servizi segreti di fare relazioni al Parlamento su flussi di denaro anomali. Non solo dalla Russia, ma anche attraverso società che lavorano con la Russia. Non possiamo consentire che il gioco democratico venga falsato da chi ha interesse di disgregare l'Europa. Quanto a Crosetto, io gli ho chiesto di fare i nomi, ma evidentemente non c’è la volontà farlo fino in fondo.
Cambiando ancora argomento, lei è favorevole alla separazione delle carriere in magistratura. Non vede i pericoli paventati dall'Anm e da parte dell’opposizione? Per esempio il controllo del Governo sui pm.
No, perché in questo provvedimento non c’è e io sono molto contrario al controllo dei pm da parte dell’esecutivo. Ma sono favorevole al fatto che non sia un unico Csm a decidere gli avanzamenti di carriera, perché altrimenti è chiaro che le funzioni le separi, ma i due corpi sono uniti. E soprattutto sono favorevole al sorteggio per il Csm, perché penso che il Csm, come l’Anm, siano profondamente infettati dalle correnti e le correnti sono molto vicine ai partiti, dunque oggi la magistratura non è indipendente.
Giustizia, esteri e anche qualcosina della manovra. La provocazione è scontata: perché non si allea con la maggioranza?
Perché non condivido il 90% di quello che fa. Io voto i provvedimenti che ritengo giusti perché penso che farlo sia un dovere etico.
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