Bomba a Ranucci, in piazza a sorpresa anche FdI
Alla manifestazione M5s per la stampa libera, Schlein insiste: «Con la destra meno democrazia». Conte: il partito della premier rimetta le querele ai giornalisti

Ci vuole poco per trasformare la giornata da occasione per difendere la libertà di stampa, in solidarietà con il giornalista Rai Sigfrido Ranucci, a opportunità per attaccare il Governo Meloni. Dalla mattinata di martedì in collegamento con il Parlamento europeo, dove è il centrosinistra a condurre i giochi, alla manifestazione di piazza a Roma voluta dal M5s, il conduttore di Report che ha subito l’attentato davanti alla sua abitazione - pure dopo tante inchieste costate querele da esponenti politici - assurge a simbolo dell’informazione libera. Ma a spiazzare gli organizzatori della manifestazione romana è il partito della premier, che a sorpresa si presenta sotto il palco di Santi Apostoli, per condividere la battaglia.
Flash e telecamere si girano verso i capigruppo del partito della premier Lucio Malan e Galeazzo Bignami, che con i deputati Giovanni Donzelli (responsabile dell’organizzazione) e Augusta Montaruli si confondono tra la folla. «Noi ovviamente non avevamo un solo motivo per non esserci. L’appello era, a prescindere dagli orientamenti politici, per chiunque voglia difendere la libertà di stampa, e noi siamo qui in piazza proprio per questo. Questo Governo è il miglior presidio della libertà in Italia», dice Donzelli. Concorda l’intera delegazione. La premier ha invece telefonato a Ranucci ed è lo stesso giornalista (che a breve sarà ascoltato in commissione Antimafia) a raccontarlo con gratitudine.
Colti alla sprovvista, i 5 stelle e gli stessi alleati che hanno accusato Meloni e soci di aver creato il clima di scontro in cui è esplosa la bomba contro Ranucci, colgono l’occasione per far partire le richieste. «La politica deve essere responsabile, le istituzioni devono fare in modo che i giornalisti possano svolgere il loro lavoro. Il partito della presidente del Consiglio dovrebbe ritirare la querela a Ranucci e così i ministri», chiede il presidente Giuseppe Conte, che ricorda di non aver «mai querelato» nessuno nei suoi anni a Palazzo Chigi.
Anche la segretaria del Pd Elly Schlein resta scettica. «Non facciamo finta: bene la solidarietà, ma non basta la solidarietà. Servono fatti concreti. In questi anni il giornalismo di inchiesta è stato ridimensionato nella Tv pubblica e sono state fatte moltissime querele temerarie». Allora «ritirino un po’ di quelle querele temerarie e approvino il nostro emendamento con cui chiediamo il recepimento della direttiva europea che a tutela dei giornalisti indipendenti». La leader dem, poi, ribadisce il concetto che nei giorni ha causato lo scontro diretto con la premier: «Dove l’estrema destra governa indebolisce democrazia e libertà di stampa». Ma precisa di non avere mai detto che la bomba davanti a casa di Ranucci «l’avesse messa il Governo Meloni o che fosse il mandante». Anzi, aggiunge, «non siamo mica come loro che ci hanno accusato di essere i mandanti di omicidi fatti dall’altra parte dell’oceano e che abbiamo condannato come tutti».
Dalla Rai, anche l’Ad Giampaolo Rossi (uomo di fiducia della premier) si schiera con il responsabile di Report. «È un rischio per la libertà di informazione ogni volta che un giornalista viene messo in pericolo nella sua attività», dice, assicurando che la Rai garantisce «il pluralismo», che si esprime «attraverso la somma delle visioni del mondo».
«Quello che è successo a me è un atto intimidatorio di cui non so quale sia la finalità - racconta Ranucci in mattinata collegato con il seminario del premio Daphne Caruana Galizia al Parlamento Europeo - . È il termine di una serie di iniziative che vanno avanti da anni, alcune mai rese pubbliche, ma certamente rappresenta un salto di livello rispetto alle minacce costanti». E in serata, dalla piazza di Roma, Ranucci continua: «Libertà di stampa significa poter informare concretamente la gente, e lottare per consegnare alle future generazioni un mondo migliore e questo lo dobbiamo fare quotidianamente nel nostro piccolo». Perciò, se l’obiettivo dell’attentato era di «zittire me e la mia squadra, hanno sbagliato obiettivo», assicura il giornalista.La mobilitazione è ampia e il messaggio condiviso.
Nella mattinata di martedì anche il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, interpellato sull’attentato all’abitazione di Ranucci, si era detto preoccupato per il rischio «di vivere sempre di più in un clima di intolleranza dove le libere espressioni non sono più accettate» e aveva espresso «solidarietà a chi è stato oggetto di intimidazione».
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