mercoledì 26 gennaio 2022
«Mai condannare un figlio». Citando anche il caso di ragazzi con orientamento sessuale diverso, Francesco ha esortato i genitori ad accompagnarli senza spaventarsi
Il Papa: preghiamo per l'Ucraina, merita la pace

Ansa

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“Dentro ognuno di noi non c’è solo la voce di Dio: ci sono tante altre voci. Ad esempio, le voci delle nostre paure, le voci delle esperienze passate, le voci delle speranze; e c’è pure la voce del maligno che vuole ingannarci e confonderci”. Lo ha detto il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata alla figura di san Giuseppe, uomo che sogna. IL TESTO DELL'UDIENZA

Al termine non è andato in mezzo ai fedeli a salutarli perché "ho un problema nella gamba destra: si è infiammato un legame del ginocchio. È una cosa passeggera". Poi ha scherzato: "Dicono che questo viene solo ai vecchi e non so perché è arrivato a me".

Riconoscere la voce di Dio fra le altre voci

“È importante riuscire a riconoscere la voce di Dio in mezzo alle altre voci”, ha esordito Francesco: “Giuseppe dimostra di saper coltivare il silenzio necessario e, soprattutto, prendere le giuste decisioni davanti alla Parola che il Signore gli rivolge interiormente. Ci farà bene oggi riprendere i quattro sogni riportati nel Vangelo e che hanno lui come protagonista, per capire come porci davanti alla rivelazione di Dio. Il Vangelo ci racconta quattro sogni di Giuseppe”. “Il sogno simboleggia la vita spirituale di ciascuno di noi, quello spazio interiore, che ognuno è chiamato a coltivare e a custodire, dove Dio si manifesta e spesso ci parla”, ha ricordato il Papa.

Pregare ci aiuta a trovare il coraggio

“Molte volte la vita ci mette davanti a situazioni che non comprendiamo e sembrano senza soluzione” ha fatto notare Francesco. “Pregare, in quei momenti, significa lasciare che il Signore ci indichi la cosa giusta da fare”. Infatti “molto spesso è la preghiera che fa nascere in noi l’intuizione della via d’uscita, come risolvere quella situazione”. “Il Signore non permette mai un problema senza darci anche l’aiuto necessario per affrontarlo”, ha assicurato il Papa, che ha proseguito a braccio: “Non ci butta lì nel forno da soli, non ci butta fra le bestie: quando ci fa vedere un problema ci dà sempre la soluzione l’aiuto, la sua presenza per uscirne, per risolverlo”. “Pregare vuol dire ascoltare la voce che può far nascere in noi lo stesso coraggio di Giuseppe, per affrontare le difficoltà senza soccombere”.

Mai condannare un figlio. Genitori, non abbiate paura delle difficoltà

"Anche la paura fa parte della vita e anch’essa ha bisogno della nostra preghiera”, ha spiegato Francesco: “Dio non ci promette che non avremo mai paura, ma che, con il suo aiuto, essa non sarà il criterio delle nostre decisioni. Giuseppe prova la paura, ma Dio lo guida attraverso di essa. La potenza della preghiera fa entrare la luce nelle situazioni di buio”. “Penso in questo momento a tante persone che sono schiacciate dal peso della vita e non riescono più né a sperare né a pregare”, il riferimento del Papa: “San Giuseppe possa aiutarle ad aprirsi al dialogo con Dio, per ritrovare luce, forza e pace”.

Francesco ha proseguito a braccio, elencando diverse situazioni di difficoltà in cui possono trovarsi le famiglie: “E anche penso ai genitori davanti ai problemi dei figli: figli con tante malattie, i figli ammalati, anche con malattie permanenti, quanto dolore… Genitori che vedono orientamenti sessuali diversi nei figli: come gestire questo e accompagnare i figli, e non nascondersi in un atteggiamento condannatorio. Genitori che vedono i figli che se ne vanno nella malattia, e anche, cosa più triste – lo leggiamo tutti i giorni sui giornali – ragazzi che fanno delle ragazzate e finiscono in un incidente con la macchina. Genitori che vedono i figli che non vanno avanti nella scuola… Tanti problemi dei genitori, pensiamoci a come aiutarli”. “Ai genitori dico: non spaventatevi!”, ha detto il Papa ancora a braccio: “C’è dolore, tanto, ma pensate al Signore, a come ha risolto i problemi Giuseppe e chiedete a Giuseppe che vi aiuti”.

“Mai condannare un figlio!”, l’imperativo sempre fuori testo. Poi il Papa ha raccontato del periodo in cui era vescovo a Buenos Aires: “Quando andavo nel bus e passavo davanti al carcere, c’era la coda delle persone che dovevano entrare per visitare i carcerati, e c’erano le mamme lì. Mi faceva tanta tenerezza: questa madre davanti a un figlio che ha sbagliato, non lo lascia solo, ci mette la faccia. Il coraggio del papà e della mamma che accompagnano i figli sempre. Chiediamo il Signore che dia loro il coraggio, come lo ha dato a Giuseppe”.

La preghiera non è intimistica, è legata alla carità

“La preghiera non è mai un gesto astratto o intimistico, come vogliono fare questi movimenti spiritualistici più gnostici che cristiani: la preghiera è sempre indissolubilmente legata alla carità” ha puntualizzato il Papa, sottolineando che “solo quando uniamo alla preghiera l’amore per il prossimo riusciamo a comprendere i messaggi del Signore”.

“Giuseppe pregava, lavorava e amava”, ha proseguito a braccio: “Che cose belle per i genitori: pregare, lavorare e amare!”. “Giuseppe pregava e amava, e per questo ha ricevuto sempre il necessario per affrontare le prove della vita”, ha spiegato Francesco, che anche oggi ha concluso la catechesi con una preghiera: “San Giuseppe, tu sei l’uomo che sogna. Insegnaci a recuperare la vita spirituale come il luogo interiore in cui Dio si manifesta e ci salva. Togli da noi il pensiero che pregare sia inutile; aiuta ognuno di noi a corrispondere a ciò che il Signore ci indica. Che i nostri ragionamenti siano irradiati dalla luce dello Spirito, il nostro cuore incoraggiato dalla Sua forza e le nostre paure salvate dalla Sua misericordia. Amen”.

Pregare per l'Ucraina: «Mai la guerra»

"E ora vi invito a pregare per la pace in Ucraina, e a farlo spesso nel corso di questa giornata: chiediamo con insistenza al Signore che quella terra possa veder fiorire la fraternità e superare ferite, paure e divisioni" ha detto il Papa al termine dell'udienza. "È un popolo che merita la pace".

"Le preghiere e le invocazioni che oggi si levano fino al cielo tocchino le menti e i cuori dei responsabili in terra, perché facciano prevalere il dialogo e il bene di tutti sia anteposto agli interessi di parte. Per favore mai la guerra". "Preghiamo per la pace con il Padre Nostro: è la preghiera dei figli che si rivolgono allo stesso Padre, è la preghiera che ci fa fratelli, è la preghiera dei fratelli che implorano riconciliazione e concordia", ha aggiunto.

Giornata della Memoria, dare ai giovani «consapevolezza di questo orrore»

Domani si celebra la Giornata internazionale della memoria delle vittime dell'Olocausto. "È necessario ricordare lo sterminio di milioni di ebrei e persone di diverse nazionalità e fedi religiose" ha detto il Papa alla fine dell'udienza. "Non deve più ripetersi questa indicibile crudeltà. Faccio appello a tutti, specialmente agli educatori e alle famiglie, perché favoriscano nelle nuove generazioni la consapevolezza di questo orrore, di questa pagina nera della storia. Essa non va dimenticata affinché si possa costruire un futuro dove la dignità umana non sia più calpestata".

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