lunedì 5 luglio 2021
Il Pontefice è stato operato con successo al colon. Riscopriamo con le sue parole le sue riflessioni sulla sofferenza
Il Papa all'Angelus di domenica 4 luglio, poco prima di essere ricoverato al Gemelli

Il Papa all'Angelus di domenica 4 luglio, poco prima di essere ricoverato al Gemelli - Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI

Papa Francesco ha reagito bene all'intervento al colon, effettuato nella tarda serata di domenica al Policlinico Gemelli di Roma. Ma qual è il pensiero del Pontefice argentino sulla malattia e la sofferenza? Lo si può ricavare da alcuni passaggi del Messaggio per la Giornata mondiale del malato dello scorso febbraio.

"L'esperienza della malattia ci fa sentire la nostra vulnerabilità e, nel contempo, il bisogno innato dell'altro. Quando siamo malati - prosegue Francesco - l'incertezza, il timore, a volte lo sgomento pervadono la mente e il cuore; ci troviamo in una situazione di impotenza, perché la nostra salute non dipende dalle nostre capacità o dal nostro affannarci". La malattia, in altre parole, "impone una domanda di senso, che nella fede si rivolge a Dio: una domanda che cerca un nuovo significato e una nuova direzione all'esistenza, e che a volte può non trovare subito una risposta. Gli stessi amici e parenti non sempre sono in grado di aiutarci in questa faticosa ricerca".

Emblematica, a questo riguardo, è per il Papa la figura biblica di Giobbe: "La moglie e gli amici non riescono ad accompagnarlo nella sua sventura, anzi, lo accusano amplificando in lui solitudine e smarrimento. Giobbe precipita in uno stato di abbandono e di incomprensione. Ma proprio attraverso questa estrema fragilità, respingendo ogni ipocrisia e scegliendo la via della sincerità verso Dio e verso gli altri, egli fa giungere il suo grido insistente a Dio, il quale alla fine risponde, aprendogli un nuovo orizzonte. Gli conferma che la sua sofferenza non è una punizione o un castigo, non è nemmeno uno stato di lontananza da Dio o un segno della sua indifferenza. Così, dal cuore ferito e risanato di Giobbe, sgorga quella vibrante e commossa dichiarazione al Signore: 'Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno vedutò".

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: