lunedì 19 giugno 2023
«Sublimitas et miseria hominis» è la nuova lettera apostolica firmata da papa Francesco, in occasione del quarto centenario della nascita del filosofo francese
Il Papa: grandezza e miseria dell'uomo, il messaggio di Pascal
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«Sublimitas et miseria hominis» è la nuova lettera apostolica firmata da papa Francesco il 19 giugno 2023 in occasione del quarto centenario della nascita del filosofo francese Blaise Pascal. Ed è proprio «la grandezza e la miseria dell’uomo» l’incipit della sua apostolica missiva perché insieme «formano il paradosso che sta al centro della riflessione e del messaggio di Blaise Pascal, nato quattro secoli fa, il 19 giugno 1623, a Clermont, nella Francia centrale… un uomo che fin da bambino e per tutta la vita ha cercato la verità». «Quattro secoli dopo la sua nascita, Pascal rimane per noi il compagno di strada – scrive il Papa – che accompagna la nostra ricerca della vera felicità e, secondo il dono della fede, il nostro riconoscimento umile e gioioso del Signore morto e risorto». Ed «è commovente constatare – continua – che, negli ultimi giorni della sua vita, un pensatore così geniale come Blaise Pascal non vedesse altra urgenza al di sopra di quella di mettere le sue energie nelle opere di misericordia: “L’unico oggetto della Scrittura è la carità”».

Pascal è certamente «un faro» della «costellazione spirituale di papa Francesco» ha spiegato il prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione cardinale José Tolentino de Mendonça durante la conferenza stampa di presentazione della Lettera in Sala stampa vaticana. «Un maestro attuale», soprattutto, «un interlocutore del presente e del futuro dell’uomo» per «la finesse d’esprit» che le è propria, come ha sottolineato ancora il cardinale rispondendo alle domande dei giornalisti. Da qui la riposta al perché della scelta del Papa di questa figura: Pascal è un «gigante che ci aiuta a capire oggi il vuoto e il nulla, ma allo stesso tempo la grandezza e la vocazione all’infinto della persona umana e ci aiuta a pensare la grande opportunità della fede per trovare cammini di speranza nel cuore dell’uomo» ha affermato il cardinale. «La sua opera più conosciuta, Les pensées – una raccolta di frammenti che egli non poté terminare e che fu pubblica nel 1670 – è sicuramente uno dei grandi capolavori del pensiero occidentale». Bergoglio è da sempre innamorato dei Pensieri «ne conosce e ne cita vari a memoria – ha ripreso il prefetto della Cultura – ed è profondo ammiratore di Pascal, che va detto, a onore del vero, si scagliò contro un ramo della Compagnia di Gesù in acerrimi dibattiti – ha dunque così deciso di onorare la sua figura con una Lettera Apostolica dal titolo accattivante Sublimitas et miseria hominis». Dall’umano e del dramma dell’umano bisognava partire: «Niente è più importante dell’uomo se non il suo stato [di finitudine]: niente è per lui più temibile che l’eternità». Niente per il filosofo, infatti, era più pericoloso di un pensiero disincarnato: «Chi vuole fare l’angelo, finisce bestia», sentenziava. «Pascal – ha affermato de Mendonça – in questo senso fu un vero realista che seppe confrontarsi con la miseria e la grandezza dell’umano. Le risposte a questa miseria reale e questa sete di grandezza dell’uomo doveva trovarsi in una rivelazione individuale di un Dio personale» che lo portò ad affermare che «la fede è diversa dalla prova. L’una è umana, l’altra è un dono di Dio». Perciò, è impossibile credere «se Dio non inclina il cuore». Se la fede è di un ordine superiore alla ragione, ciò non significa affatto che vi si opponga, ma che la supera infinitamente. Leggere l’opera del cattolico Pascal non è dunque anzitutto scoprire la ragione che illumina la fede; è mettersi alla scuola di un cristiano di razionalità eccezionale, che ha saputo tanto meglio rendere conto di un ordine stabilito dal dono di Dio al di sopra della ragione».

Prima della sua nuit de feu, Pascal credeva già in Dio, ma da quella mistica esperienza scaturirono i suoi concetti di orgoglio e di umiltà e, soprattutto, la categoria del “cuore” che gli fu cara. «A me – ha voluto poi rimarcare il cardinale Tolentino de Mendonça – preme soprattutto rimarcare come nel testo della Lettera Pontificia sono stati sottolineati da Papa Francesco alcuni aspetti, forse meno conosciuti, del grande filosofo. In primis la sua squisita carità verso i poveri e gli ammalati. La vita Pascal, fu costellata da pratici gesti di carità e d’amore verso i più deboli e verso gli infermi e i sofferenti».

«Perciò, oggi – ha concluso – siamo grati al Santo Padre per questo importante documento che ha voluto scrivere per celebrare un uomo di indiscutibile portata e di estrema attualità». Perché è questa onestà, quella che fa di Pascal, ancora oggi, un modello di riferimento per affrontare le complessità dell’uomo moderno che nell’essenza della sua propria natura, illuminata dalla fede, può trovare la certezza che egli difese ardentemente nelle sue Pensées: «Non mi cercheresti se non mi avessi già trovato».

LA BIOGRAFIA DI BLAISE PASCAL (Redazione Catholica)

Filosofo, teologo, matematico, scienziato: Blaise Pascal, nato il 19 giugno 1623 a Clermont Ferrand e morto a Parigi solo 39 anni dopo, è stato uomo dagli interessi molteplici, tutti approfonditi con la stessa genialità. Talento precocissimo, a 18 anni progettò e costruì un calcolatore meccanico, detto Pascalina, capace di eseguire addizioni e sottrazioni, ragione per cui è considerato tra i precursori del calcolo computazionale. Studiò le curve, precorrendo l’idea di funzione e il calcolo infinitesimale. Il Teorema di Pascal, è invece uno dei teoremi-base della teoria delle coniche. Con Fermat discusse di calcolo delle probabilità. Intorno al 1646 entra in contatto con la spiritualità giansenista, ma è nel 1654 che si colloca la conversione, avvenuta durante un’esperienza mistica nella notte del 23 novembre. Lo stesso Pascal cercò di descrivere l’istante in cui ritrovò il senso di Dio nel Mémorial. Si ritira nel convento di Port-Royal, dove approfondisce la teologia e la filosofia di Agostino. I primi frutti del nuovo corso sono le Provinciali, diciotto lettere in cui interviene nelle polemiche teologiche tra giansenisti e gesuiti (1656). Lavora quindi a una grande Apologie de la religion chrétienne mai compiuta e di cui i Pensieri, i suoi testi più celebri e letti, ne sono i frammenti sparsi. Pubblicati dopo la morte, ruotano intorno a temi come il peccato, il limite della ragione, la redenzione. E in particolare la “scommessa” sempre vincente qualora si scegliesse che “Dio è”: scegliendo Dio, l’uomo si apre all’infinito, supera la sua miseria e si salva.

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