martedì 31 maggio 2022
Il decano del collegio cardinalizio ha celebrato, presente il Papa, i funerali dell'ex segretario di Stato di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. "Alto senso del dovere e saggezza nel valutare"
Un momento delle esequie del cardinale Sodano

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Il cardinale Angelo Sodano «ha fermamente creduto in Cristo e l’ha seguito fedelmente, servendolo con amore e dedizione alla Chiesa e al suo Vicario». Chi meglio del cardinale Giovanni Battista Re poteva tratteggiare, nell’omelia dei funerali, la figura e l’opera del porporato astigiano morto venerdì e di cui ieri all’Altare della Cattedra in San Pietro si sono svolte le esequie. L’attuale decano del Collegio cardinalizio – che ha celebrato la Messa (mentre, al termine papa Francesco, presente al rito fin dall’inizio, ha presieduto il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio) – è stato per oltre dieci anni, come sostituto della Segreteria di Stato, al fianco dell’allora segretario di Stato di Giovanni Paolo II (che avrebbe continuato ad esserlo per un breve periodo anche di Benedetto XVI, prima di passare il testimone al cardinale Tarcisio Bertone, anch’egli ieri presente al funerale, insieme a numerosi altri cardinale e vescovi).
Ecco dunque come il cardinale Re ha dipinto la personalità di Sodano: «Molti di noi hanno potuto apprezzare da vicino l’alto senso del dovere del cardinale Sodano, le sue doti di intelletto e di cuore, la sua sensibilità per le finalità pastorali dell’azione della Chiesa nel mondo, la sua saggezza nel valutare avvenimenti e situazioni e la sua disponibilità ad aiutare, cercando in ogni caso adeguate soluzioni».
Soprattutto Re ha messo in evidenza il tema dell’amore per la Chiesa, che gli era familiare e che spessissimo ricorreva nelle sue omelie o nei suoi interventi. Il cardinale decano ha ricordato a tal proposito che l’ex segretario di Stato citava sovente il libro del cardinale Anastasio Ballestrero (arcivescovo di Torino fino al 1989 e presidente della Cei dal 1979 al 1985) “Questa Chiesa da amare”. Sodano sottolineava, ha detto Re, «che non basta credere nel mistero della Chiesa, ma è necessario amarla non in modo astratto ma operando nelle sue istituzioni, condividendo i problemi quotidiani di una Chiesa che insegna, di una Chiesa che santifica e di una Chiesa che guida nella carità».
Quindi nell’omelia il porporato ha ripercorso i diversi periodi del servizio di Sodano presso la Santa Sede. Il primo periodo, quello dal 1968 al 1977 presso l’allora Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa, sotto la guida del cardinale Agostino Casaroli, quando l’allora monsignor Sodano «si dedicò ai rapporti della Sede Apostolica con l’Europa dell’Est ed ebbe occasione di visitare la Romania, l’Ungheria e la Germania dell’Est». Poi il periodo successivo, come nunzio apostolico in Cile dal 1977 al 1988, cooperando all’iniziativa di mediazione tra Cile ed Argentina per il territorio del Beagle, che Papa Giovanni Paolo II aveva affidato al cardinale Antonio Samoré. «Erano anni difficili per il Cile – ha fatto notare Re – anche a motivo della dittatura del generale Pinochet».
E infine, naturalmente, il quindicennio abbondante in cui fu segretario di Stato di due Papi. Un periodo in cui, ha notato il cardinale Re, Sodano «si prodigò con competenza e dedizione a favore della pace». Anni non facili pure quelli, segnati sì dalla «fine della guerra fredda», ma anche dal conflitto del Golfo Persico, dalla guerra in Iraq, al conflitto nei Balcani, il tragico 11 settembre del 2001 e la successiva crescita del terrorismo nel mondo».
Il decano ha ricordato ancora la grande fede del cardinale defunto. Per lui, ha detto, la morte era «la porta che ci apre la strada all’incontro personale con Dio». E perciò volle esprimere questa fede anche nel suo testamento spirituale, in cui rinnovò, nell’attesa della chiamata del Signore, il suo «atto di fede, di speranza e di carità»

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