mercoledì 1 febbraio 2023
All'aeroporto di Kinshasa, un milione di fedeli alla Messa presieduta da Francesco per la pace e la giustizia. Chiuse le scuole e anche molte attività lavorative
Il Papa: la pace nasce da perdono, comunità e missione

Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI

«E sia il momento propizio per te, che in questo Paese ti dici cristiano ma commetti violenze; a te il Signore dice: “Deponi le armi, abbraccia la misericordia”». A Kinshasa nella grande aerea dell’aeroporto di N’dolo, oltre un milione di persone hanno partecipato alla messa del Papa per la pace e la giustizia secondo la liturgia inculturata del Messale Romano per le diocesi dello Zaire. La Chiesa della Repubblica Democratica del Congo è infatti tra le più antiche della regione sub-sahariana, considerato che la sua prima evangelizzazione risale alla fine del XV secolo quando il re del Kongo si fece battezzare e il cristianesimo divenne religione ufficiale del Regno. Una moltitudine colorata e festosa sotto il sole ha accolto il Successore di Pietro che ritorna dopo i due viaggi apostolici di san Giovanni Paolo II nel 1980 e nel 1985 centenario dell’evangelizzazione. «Ci viene a trovare in un contesto particolare ed unico della storia del nostro popolo – ha detto il l’arcivescovo di Kinshasa, il cardinale francescano Fridolin Ambongo Besungu, rivolgendosi al Papa – la Sua Visita Apostolica è segno della considerazione che Lei ha per questo nostro popolo e del Suo affetto per la nostra terra e la nostra cultura».

Papa Francesco si è rivolto ai fedeli con un’omelia tutta incentrata sulla pace e le sue sorgenti. «In in un mondo scoraggiato per la violenza e la guerra, i cristiani fanno come Gesù. Lui, quasi insistendo, ha ripetuto ai discepoli: Pace a voi! e noi – ha affermato – siamo chiamati a fare nostro e dire al mondo questo annuncio insperato e profetico di pace». Nel Paese lacerato da guerre e violenze – della quale l’ultima “grande guerra” degli anni Novanta ha prodotto quattro milioni di morti, il grande conflitto dopo la seconda guerra mondiale – le ferite non curate da anni hanno allargato nel tempo le guerre in cui si intrecciano dinamiche etniche che si contendono terre e potere con gravi violazioni dei diritti umani. Ai fedeli il Papa ricorda l’esempio di Gesù: «Egli stesso ci indica tre sorgenti di pace, tre fonti per continuare ad alimentarla. Sono il perdono, la comunità e la missione». Per il perdono dice: «Lui conosce le tue ferite, conosce le ferite del tuo Paese, del tuo popolo, della tua terra! Sono ferite che bruciano, continuamente infettate dall’odio e dalla violenza, mentre la medicina della giustizia e il balsamo della speranza sembrano non arrivare mai. Fratello, sorella, Gesù soffre con te, vede le ferite che porti dentro e desidera consolarti e guarirti, porgendoti il suo Cuore ferito…Insieme oggi crediamo che con Gesù c’è sempre la possibilità di essere perdonati e ricominciare, e pure la forza di perdonare sé stessi, gli altri e la storia!». Parla di amnistia del cuore: «Sia il momento giusto per te, che porti un fardello pesante sul cuore e hai bisogno che sia tolto per tornare a respirare» e invita i fedeli a scrivere «Pace a voi» nelle stanze, sugli abiti, fuori dalle case. Alla comunità chiede di stare insieme ma «non andare avanti da soli, ricercando nella società, ma anche nella Chiesa, il potere, la carriera, le ambizioni».

A dispetto delle gravi vicissitudini sociali e politiche, la Chiesa cattolica congolese continua ad essere tra le più vive in Africa, con una crescita dei fedeli che rappresentano circa il 33% della popolazione per il 90% cristiana (con il 22% di protestanti e il 19% di pentecostali ed evangelici) e l’alta partecipazione alle messe, anche tra i giovani. E può contare su più di 4mila sacerdoti diocesani e 11mila religiosi impegnati nei vari ambiti della pastorale. Non manca anche l’attivismo del laicato, con numerose associazioni e movimenti laicali. Una importante sfida per la Chiesa congolese è rappresentata dai giovani che, con la mancanza di lavoro, diventano facili prede delle gang criminali nelle città e delle milizie locali e dei gruppi armati stranieri nelle aree di conflitto nell’est del Paese. «Siamo chiamati a essere missionari di pace, e questo ci darà pace – ha detto papa Francesco – È una scelta: è fare posto a tutti nel cuore, è credere che le differenze etniche, regionali, sociali e religiose vengono dopo e non sono ostacoli; che gli altri sono fratelli e sorelle, membri della stessa comunità umana; che ognuno è destinatario della pace portata nel mondo da Gesù. È credere che noi cristiani siamo chiamati a collaborare con tutti, a spezzare il circolo della violenza, a smontare le trame dell’odio. Sì, i cristiani, mandati da Cristo, sono chiamati per definizione a essere coscienza di pace del mondo». Pretendenti dei «diritti del Vangelo» ha affermato papa Francesco che sono: «La fraternità, l’amore e il perdono; non ricercatori dei propri interessi, ma missionari del folle amore che Dio ha per ciascun essere umano… Scegliamo di essere testimoni di perdono, protagonisti nella comunità, gente in missione di pace nel mondo».

TUTTI GLI ARTICOLI SUL VIAGGIO DEL PAPA IN CONGO E IN SUD SUDAN

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI