Xenofobia e razzismo: le due metà del lavoro da fare
sabato 4 agosto 2018

Caro direttore,

la ringrazio per l’attenzione che “Avvenire” sta dando a un fenomeno quanto mai preoccupante, quello della xenofobia e del nuovo razzismo che sta minacciando la nostra società liquida. Certo xenofobia e razzismo non fanno parte della nostra cultura, ma ciò che oggi si sta diffondendo come fatti e come cultura è altamente preoccupante. Non basta condannare il razzismo e la xenofobia, no, non bastano parole, occorrono fatti, gesti, occorrono scelte che sappiano guardare all’altro non come minaccia, non come straniero, non come estraneo, non come nemico, ma come valore, come ricchezza per noi. Occorre una ripresa educativa che rimetta l’altro al centro e lo consideri un valore per tutti. Questo occorre: una educazione globale, perché tutti abbiamo a tornare a riconoscere che ogni altro ci arricchisce!

Gianni Mereghetti Insegnante


Dico grazie io a lei, caro professore. Perché so che quel che ci dice lei lo fa da insegnante appassionato (ricordo bene le lettere schiette, semplici e belle dei suoi allievi che ho ricevuto e pubblicato in questa stessa pagina). Qui lei sottolinea l’importanza e il contenuto fondamentale – il valore dell’altro – della metà del lavoro educativo che ci sta davanti da sempre, e oggi più di ieri. L’altra metà riguarda l’insegnamento a chi è italiano per nascita o per residenza e a ogni altro abitante di questo nostro Paese del valore delle civili regole che presiedono alla vita con-cittadina. Regole che tutelano tutti alla stessa maniera e devono farlo fugando sempre più e sempre meglio, ogni incomprensibile sospensione di legalità e contrastando ogni amara ingiustizia e ogni intollerabile e vergognosa discriminazione.

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