mercoledì 19 marzo 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
Gentile direttore, mi permetto di interpellarla nuovamente riguardo al problema della ludopatia, da voi di "Avvenire" trattato – e ve ne sono grato – tante e tante volte. Quello che non comprendo è come, oltre alle problematiche dal punto di vista medico, non si capiscano tutti i rischi a cui si lega strettamente: indebitamento, usura, infiltrazioni delle mafie, pericolo per i malati di commettere reati (fino a uccidere e a uccidersi)… E tutto tra l’indifferenza generale! Sicuramente a qualcuno fa comodo. Voglio denunciare ancora una volta l’immobilità delle istituzioni e nello specifico del Comune di Roma Capitale. Nonostante sia stata approvata lo scorso anno una legge dalla Regione Lazio, l’attuale sindaco non fa niente. E non dice niente. Mi ferisce e mi umilia questo assordante silenzio da parte di chi governa la città: sindaco e assessori sono tutti impegnati in altre e ben più importanti cose, come il registro dei rifiuti e quello delle unioni omosessuali… Personalmente ho inviato due email di posta certificata all’assessore ai Servizi Sociali, Rita Cutini, quindi al Protocollo del Sindaco, poi ancora nuovamente al Protocollo dei Servizi Sociali e, infine, per tre volte, all’Urc (l’ufficio del Sindaco per i rapporti con i cittadini, ndr). Non ho ricevuto nessuna risposta. Anzi no, una risposta l’ho ricevuta da parte di un funzionario dello staff del sindaco che mi rimproverava di essere «troppo invadente» e affermava che loro già rispondono a duemila richieste al mese. Salvo però che, quando ha saputo il motivo della mia arrabbiatura, delle mie richieste volte a sapere che cosa fa di concreto il comune di Roma Capitale per combattere il gioco d’azzardo compulsivo, la cosiddetta ludopatia, non si è fatto più sentire. Oltre a questo, mi sono recato a Viale Manzoni 16 presso il Dipartimento Politiche Sociali Sussidiaretà e Salute dove le persone che lavoravano all’Ufficio di relazioni con il pubblico dello stesso, nemmeno conoscevano il significato della parola "ludopatia" poiché, a loro dire, «non avevano studiato da scienziati» e quindi non erano tenuti a saperlo! C’erano però dei volantini che sponsorizzavano un servizio fornito da Sisal e Lottomatica per l’assistenza ai "giocatori" e la diffusione del "gioco responsabile", che, quando l’ho portato al Policlinico Gemelli dove sono ancora in cura, si sono messi a ridere! Il buon Comune di Roma, disinteressato, silenzioso e – stando ai volantini che ho trovato – tranquillamente collaborativo con le concessionarie dell’azzardo, non manca però, tra le altre cose, di levarmi con la sua addizionale anche dei soldi dalla Indennità Aspi che percepirò soltanto fino al prossimo mese! Secondo lei che debbo fare? Che cosa deve fare di più un cittadino che si è dannato l’anima per non giocare più? È normale tutto ciò? Sono molto indignato, per non dire altro… Mi scusi dello sfogo ma sono convinto che, come sempre, almeno lei ci darà voce!Riccardo D. Ivaldi, RomaAmministrare una città, e soprattutto una metropoli come Roma, richiede una capacità… sinfonica. Non si suona una sola nota per volta e neanche un solo strumento. Dunque, gentile signor Ivaldi, occuparsi in modo armonico di più cose è – dovrebbe essere – la preoccupazione di ogni sindaco. Ritengo – l’abbiamo scritto e documentato in diverse occasioni sulle nostre pagine – che a Roma il sindaco Marino e i suoi assessori si concentrino giustamente su cose urgenti e importanti, ma diano anche spazio a iniziative molto discutibili e a volte soltanto inutili e persino dannose, come i corsi per "rieducare" alla teoria del gender gli insegnanti e come certi progetti volti a imitare altri enti locali intervenendo, oltre le proprie competenze, in materia familiare o para-familiare con propagandistici "registri". La sua lettera invece denuncia in modo circostanziato un vuoto, un’assenza di iniziativa, una scarsezza di attenzione, un’insultante indolenza al cospetto di un problema reale, crescente e gravissimo come quello delle persone rovinate dal gioco d’azzardo compulsivo, dalla cosiddetta ludopatia, eppure capaci di reagire. Quasi non riesco a crederci. E spero sinceramente che non sia vero. Che le risposte scostanti e irridenti che lei mi scrive di aver ricevuto siano il frutto di malintesi. Mi auguro che anche Roma, come altri Comuni coraggiosamente impegnati per limitare il dilagare di Azzardopoli, faccia la sua parte in questa resistenza a un male vero e concreto, dando una mano alle persone e non mettendo in mano a chi bussa per un aiuto e un orientamento interessati volantini di interessatissimi protagonisti del mercato dell’azzardo.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI