Vita e dolori da saper vedere
sabato 9 gennaio 2021

Eccoci qua: l’anno nuovo ci sfida, appesantito dall’eredità di quello vecchio. E una cosa è sicura: le nostre certezze hanno subito uno scossone dal quale non sarà facile riprendersi. La cronaca, giorno per giorno, ci ha messo al corrente dei fatti che andavano accadendo. Noi, i nostri figli, e i figli dei nostri figli abbiamo potuto informarci a dismisura sulla pandemia o sulla sorte di qualche "famoso". Ma nonostante il costante impegno di "Avvenire" e di pochi altri media, quasi nulla abbiamo saputo e sapremo dei drammi della povera gente che si consumano, oggi più che mai, nel chiuso di altrettanto povere case.

Eppure quei drammi continuano. E, tra essi, quello che ha travolto Paola, la ragazza del "Parco Verde" di Caivano, appena diciottenne, morta dopo una rovinosa caduta dal motorino sul quale viaggiava, insieme a Ciro, giovane transessuale. Morta perché inseguita, e forse speronata, dal fratello Michele, che avrebbe voluto riportarla a casa. La vicenda, nello scorso mese di settembre, fu raccontata con concitazione e tante inesattezze. Essendoci alla base una storia tra persone dello stesso sesso – Ciro, 22 anni, all’anagrafe risulta ancora chiamarsi Cira – fu usata, come era prevedibile, da qualcuno per spingere il Parlamento ad approvare senza pensarci più su una legge sull’omofobia tutt’altro che ben scritta. E sulla famiglia di Paola caddero critiche atroci e feroci; nugoli di cronisti, sotto quella casa, montavano di guardia in cerca di curiosità da cogliere e foto da rubare, mentre Ciro/Cira, in alcune trasmissioni tv, raccontava la sua storia d’amore tragicamente conclusa.

Il tempo è passato e con esso interesse e curiosità. Dopo quattro mesi è giusto chiederci come vanno le cose, che cosa ne è stato delle persone interessate, quali riverberi ha lasciato dietro di sé questa storia amara e dolorosa. Spenti i riflettori, il nostro quartiere popolare – sono parroco proprio al "Parco Verde" di Caivano – è ripiombato nell’oblio. Pur essendo le autorità competenti a conoscenza che si tratta di una delle piazze di spaccio di droga più grandi d’Italia, non si riesce a debellare il male. Il quartiere è lasciato nel degrado e la maggior parte delle famiglie vive alle soglie della povertà. Dopo la morte di Paola, Michele, suo fratello, è in carcere; a casa ha lasciato la moglie e tre bambini. La mamma di Paola, Pina, diventa ogni giorno più magra, più fragile, più assente. Il papà, la sorella e l’altro fratello di Paola hanno smarrito la gioia di vivere, mentre la nonna, vecchia e ammalata, si va spegnendo lentamente.

Il processo dovrà stabilire se Michele diede un calcio al motorino sul quale viaggiava la sorella con Ciro o se, come lui sostiene, fu Ciro a perdere il controllo per l’alta velocità. Michele e la sua famiglia sono avvolti da rimpianto, rimorso e dolore. Niente negano e rinnegano della storia che li ha travolti. Di tutto chiedono perdono. È vero, non avrebbero voluto che la loro piccola Paola se ne andasse di casa senza che nessuno dei due innamorati avesse un benché minimo lavoro e la parvenza di un tetto sulla testa. Come ogni mamma, Pina cercava il meglio per sua figlia che si era innamorata di Ciro quando era ancora minorenne. Sapendo quanto al "Parco Verde" sia difficile vivere senza avere un lavoro che ti consente di non cadere nella trappola della droga, della delinquenza, del malaffare, avrebbe desiderato che arrivasse a completare la scuola di estetista, prima di abbandonare il tetto familiare. Una mamma preoccupata e attenta, Pina, come ogni mamma buona in giro per l’Italia. Una mamma che sapeva e temeva i rischi che correva la sua bambina lontana da casa e senza un soldo in tasca. È andata nel peggiore dei modi. Paola è morta e sulla sua famiglia è caduto l’anatema di tanti.

Al principio di un anno nuovo e che speriamo migliore, è giusto volgere lo sguardo su queste persone, tutte, da mamma Pina a Ciro, che da un momento all’altro hanno avuto le loro vite sconvolte da una sciagura immensa. Ricordando che persino l’aspirazione alla giustizia se non è realizzata in modo giusto, come ogni bene quando non è fatto bene, può provocare sofferenza e morte.

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