Il sestetto (più uno) azzurro sbaraglia gli Usa
venerdì 7 dicembre 2018

Il suono di un birillo che cade può essere musica. Non a caso il Drugo Lebowski, nel film dei fratelli Coen, riascoltava con il suo vecchio Walkman intere famose partite di bowling. Per noi italiani le partite più importanti di sempre si sono giocate martedì a Hong Kong: un 2 a 0 da fantascienza agli Usa, in finale. Sì, gli Stati Uniti d’America, quelli della Usbc Bowling Academy e dei professionisti. Siamo campioni del mondo, da ripetere non tre volte come fece Nando Martellini a Madrid nel 1982, ma ben sette, quanti sono i nostri azzurri: i sei giocatori più l’allenatore.

Uno fa il panettiere, uno si sta per laureare, un paio sono piccoli imprenditori, altri due impiegati. Che di bowling in Italia non si vive. La federazione italiana, la Fisb, conta appena 3.500 tesserati. Ma tranquilli, non sentirete la solita tiritera sugli sport 'minori' che ci fanno onore mentre i calciatori strapagati eccetera. No, perché ai bowlers di queste cose non importa. A loro (o meglio a noi, il lettore perdoni il coinvolgimento personale) interessa solo la fluidità del movimento, il condizionamento della pista, la velocità di rotazione della boccia, i birilli che vanno giù. La forza muscolare non serve.

Anzi, può compromettere la precisione, che invece è tutto. E per ottenerla occorrono disciplina e concentrazione a livelli non descrivibili. Erik Davolio, Pier Paolo De Filippi, Antonino Fiorentino, Marco Parapini, Nicola Pongolini, Marco Reviglio: campioni del mondo. Come ha detto un ancora incredulo mister Massimo Brandolini, bancario milanese, sono tutti Davide che hanno tirato giù Golia, il gigante professionista a stelle e strisce, non con la fionda ma con le loro bocce, precise sul bersaglio. Sì, perché di tiro al bersaglio si tratta, solo che il bersaglio è fatto di 10 pezzi che spesso non ne vogliono sapere di cadere tutti insieme. Ma, quando succede, a 60 piedi di distanza si sente un rombo inconfondibile, che fa battere il cuore. Perché i birilli sono duri, ma sono fatti della stessa sostanza dei sogni. Buon gioco, campioni. E grazie.

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