venerdì 17 agosto 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
​Farà caldo oggi a Taranto. Farà molto caldo. Di sicuro nelle stanze della Prefettura, dove i ministri inviati dal premier Mario Monti incontreranno tutte le parti coinvolte nelle dolorosa vicenda dell’Ilva. Ma farà caldo anche in tutta la città, dopo la decisione del questore di vietare manifestazioni nelle zone vicine alla Prefettura. Alcune dichiarazioni della vigilia non sono affatto tranquillizzanti, sia dal fronte dei comitati di base per la salute che rivendicano il diritto a manifestare, sia da parte di quegli esponenti dell’ambientalismo politico che liquidano la missione del governo come un tentativo di «intimidire la magistratura». A dire il vero, dopo un mese di autentico choc industriale, nella capitale italiana dell’acciaio si fa una grande fatica a capire chi abbia intimidito chi. Ferme restando, infatti, tutte le responsabilità che andranno accertate in giudizio, l’aver prospettato e alimentato un conflitto insanabile fra corpi dello Stato (magistratura e governo) ha tutto il sapore dell’irresponsabilità collettiva.Ecco perché la missione dei ministri dello Sviluppo e dell’Ambiente, Corrado Passera e Corrado Clini, ha quasi i connotati di una sfida impossibile, al punto in cui è giunta una storia giudiziaria che sembra mostrare una sostanziale sfiducia tanto nei confronti del governo quanto dell’azienda. Il primo, per non aver agito tempestivamente sul piano della salute pubblica e del controllo ambientale; la seconda, per aver causato morti e malattie fra la popolazione e procurato danni ambientali gravissimi. E per non farsi mancare niente, ecco spuntare anche un’altra indagine che dimostrerebbe l’intervento dei vertici dell’Ilva per manomettere, a colpi di tangenti, le perizie ambientali necessarie per ottenere l’autorizzazione a produrre.Tutto questo mentre i lavoratori dell’Ilva manifestano perché temono che venga applicata l’ordinanza del gip che ha decretato la chiusura degli impianti. Ma su questa decisione pende anche un altro giudizio sollevato dall’Ilva e che verrà esitato fra qualche giorno. Un autentico labirinto giudiziario che ha fatto ipotizzare persino un ricorso del governo alla Consulta, quasi che il supremo organo dovesse riconsegnare all’esecutivo la facoltà di pianificare la politica industriale messa a dura prova dalle scelte della magistratura. Un atto di debolezza che, opportunamente, è stato evitato. Ora i problemi restano tutti nelle mani delle parti in causa: azienda e lavoratori, governo e magistratura, sindacati e ambientalisti.In queste ore difficili, in tanti hanno preferito urlare il proprio sdegno: “Vi avevamo avvertiti, lo sapevano tutti che l’acciaio inquina”. Dovremmo chiederci: se tutti davvero sapevano, perché la magistratura è intervenuta solo ora? Perché i governi della Prima e della Seconda Repubblica hanno distolto lo sguardo da Taranto? Perché lo Stato, nel vendere ai privati, non si è assicurato la certezza degli interventi ambientali necessari? Domande di buon senso alle quali si può e si deve rispondere solo con scelte di buon senso da parte di tutti ­– sottolineiamo tutti ­– gli attori protagonisti di questa difficilissima vertenza. Ad esempio, decidendosi a coniugare diritti e doveri. I diritti al lavoro e alla salute, con i doveri di tutela dell’ambiente di lavoro e di salute dei cittadini. Fare di Taranto una questione nazionale significa anche questo: contemperare saggiamente diritti e doveri.  Riconoscendo gli errori del passato (e chi ha sbagliato, paghi), ma cogliendo le opportunità del futuro.Se l’acciaio produce ancora sviluppo e reddito è giusto garantire all’Ilva di andare avanti. E senza perdere un solo istante, rendere operativi i cospicui finanziamenti stanziati dal governo e dall’azienda per il risanamento. E la magistratura? Continui ad esercitare il controllo di legalità. Nessuno potrà e dovrà mai  impedirglielo. Ma soprattutto, poiché crediamo che i magistrati pugliesi siano in assoluta buona fede, non dimentichino mai il fatidico summum jus, summa iniuria.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: