giovedì 21 febbraio 2019
Lettera della relatrice, impegnata sul tema ormai da dieci anni
Le ragioni di una battaglia
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Gentile direttore,
le scrivo in merito all’articolo di Paolo Ferrario che avete pubblicato ieri, 19 febbraio, con il titolo «La violenza ai bambini a scuola. Curare la salute delle maestre». L’articolo riporta riflessioni del dottor Lodolo D’Oria anche in merito all’introduzione della videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole materne. Ho proposto l’installazione delle videocamere in queste strutture, come in quelle che ospitano anziani e disabili, nel lontano 2009, quando ancora il dibattito sul tema non era di stretta attualità, si tratta di una delle mie prime proposte di legge e da allora ho sempre combattuto affinché possa essere convertita in legge.

Non mi sono mai arresa, perché sono convinta che questo strumento sia necessario a garantire una maggior tutela a chi è più indifeso, fragile e vulnerabile. Bambini, anziani e disabili molto spesso non sono in grado di comunicare il proprio disagio e a volte non sono neanche consapevoli dei maltrattamenti subiti. Come rileva anche la ricerca del dottor D’Oria, tra il 2015 e il 2016 i casi di violenze fisiche e psicologiche a danno di bambini da parte di insegnanti sono addirittura triplicati, senza contare, aggiungo, i casi che non emergono e che fanno parte di un 'numero oscuro' che diversi esponenti delle forze dell’ordine, con cui ho avuto modo di confrontarmi, mi hanno detto essere davvero preoccupante.

La scorsa legislatura, alla Camera, da relatrice del provvedimento sono riuscita a portare l’Aula alla prima approvazione del testo, che poi però si è bloccato al Senato. Quest’anno, ironia della sorte, sono relatrice della proposta di legge proprio al Senato e farò di tutto per arrivare in Aula con il miglior testo possibile. Sono consapevole del fatto che le telecamere non risolveranno il problema dello stress psico-fisico da lavoro delle insegnanti, ma non è questo lo scopo della misura. La mia proposta di legge parte dal presupposto che l’interesse dei soggetti più deboli della società – come bambini, anziani e disabili – sia superiore a qualunque altro interesse e vada tutelato in ogni forma. Come rileva la ricerca del dottor D’Oria, in media i tempi delle indagini con l’uso di strumenti audiovisivi si protraggono oltre i due mesi per arrivare anche a quattro!

Perché consentire che i maltrattamenti, qualora ci siano davvero, continuino a essere perpetrati a danno di chi non si può difendere? La videosorveglianza permetterebbe, solo ed esclusivamente, alla polizia giudiziaria o al pubblico ministero di accedere alle registrazioni audiovisive per capire cosa è accaduto in tempi celeri, per cui rappresenterebbe senz’altro uno strumento di tutela per gli ospiti delle strutture in questione. A ogni modo, sul versante della prevenzione, la mia proposta di legge delega il Governo ad adottare misure più efficaci per la valutazione psicoattitudinale di insegnanti e operatori delle strutture, per la loro formazione iniziale e permanente e per il rilevamento precoce di casi di stress da lavoro-correlato. Sono consapevole che debbano essere ricercate e risolte le cause di comportamenti che lasciano senza parole chi ha un briciolo di umanità, ma questo non toglie il fatto che i bambini, gli anziani e i disabili vadano protetti. Sempre.

Senatrice di Forza Italia

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