martedì 3 febbraio 2009
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Caro Direttore, nell’introduzione al suo ultimo libro, 'Perché dobbiamo dirci cristiani', Marcello Pera scrive: «Liberalismo senza fondamenti, Europa senza identità, etica senza verità: questi tre punti principali sono oggetto di esperienza quotidiana di milioni di persone. Lo Stato liberale che per i Padri del liberalismo, imbevuti di cristianesimo, aveva la funzione del garante e custode del rispetto dei diritti umani fondamentali, sacri, inviolabili, non negoziabili, fondati su valori altrettanto sacri, è diventato oggi il più insidioso avversario di questi valori». La conferma di tali tesi è giunta direttamente dal presidente della Repubblica. Secondo il Colle, infatti, Pera non sarebbe adatto a ricoprire la carica di presidente della prestigiosa Treccani a causa delle sue posizioni su temi delicati, come l’etica e l’identità dell’Europa, ritenute fin troppo decise e dunque possibili fonti di divisione e ostacolo per una serena condivisione della scelta. Da tali motivazioni ne consegue che lo Stato liberale italiano non solo smette di riconoscere i meriti e le competenze, che al presidente Pera di certo non mancano in campo culturale, ma finisce per rimodellare la libertà di pensiero subordinandola a una preventiva negazione dei valori cristiani.

Nicola Currò, Modena

Per la verità, caro Currò, stando al comunicato ufficiale diramato dal Quirinale, la notizia di un « veto » da parte del presidente della Repubblica alla nomina del professore e senatore Marcello Pera a capo dell’Istituto della enciclopedia italiana, « è destituita di ogni fondamento » . La procedura prevede la presentazione al Quirinale di una rosa di nomi. Tra questi – e quindi non preliminarmente – il presidente della Repubblica sceglie un nominativo, che torna al governo, per essere da questo trasmesso alle commissioni Cultura di Senato e Camera. Da ultimo il Consiglio dei ministri emana un Decreto di nomina del presidente della Repubblica. L’insieme di questi dati mi induce a dare, e non potrebbe essere diversamente, credito alla presa di posizione del Quirinale. Con ciò non trovo inverosimile che nel dialogo istituzionale preliminare a nomine importanti e prestigiose, come quella alla presidenza della Treccani, ci sia uno scambio di idee che comprenda anche l’espressione di un maggiore o minore gradimento verso questa o quella personalità, ma davvero non vedo le ragioni che potrebbero – e non solo in linea di principio – ostacolare la designazione del senatore Pera. La sua statura intellettuale è al di sopra di ogni sospetto e i suoi orientamenti ideali e filosofici, che non gli hanno certo impedito di assolvere in maniera impeccabile al delicatissimo ruolo di presidente del Senato, seconda carica dello Stato, non possono certo essergli imputati quali pregiudizievoli. Come negare a qualsiasi persona di cultura, quando ne è riconosciuta l’onestà intellettuale e la correttezza comportamentale, la facoltà di avere punti di vista definiti – e per questo non universalmente condivisi – su un qualsiasi argomento? Mi pare non serva aggiungere altro. Sono quindi fiducioso che il professor Pera – se questo può rientrare nella sua disponibilità – sia senz’altro annoverato tra i nomi presi in considerazione dal governo per la proposta al Capo dello Stato. Il contrario sarebbe realmente incomprensibile.
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