mercoledì 12 febbraio 2014
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Forse ci siamo. Il governo partorirà a breve un testo ad hoc sul turismo. Il pluriannunciato decreto «Valore turismo» sarà probabilmente sul tavolo del prossimo Consiglio dei ministri. Un’attenzione reclamata da mesi da tutte le organizzazioni del comparto. Perché nonostante la tenuta nel mezzo della crisi, il settore adesso accusa fortemente il colpo, sul fronte occupazionale e in termini di presenze turistiche, con un preoccupante immobilismo degli italiani.Per molti, per troppi, viaggiare è diventato un lusso. E se gli stranieri continuano ad apprezzare il nostro patrimonio – quello che per la Corte dei Conti vale circa 200 miliardi, a garanzia di qualunque default e dei giudizi delle agenzie di rating – l’Italia non è più la capitale del turismo. La sua "Grande Bellezza" è decadente e trascurata. Le imprese lamentano da anni l’assenza di una politica strategica per il settore, e giudicano ormai indifferibile un intervento del governo. I temi sul tavolo sono tanti, dalla direttiva Ue di settore alla tassa di soggiorno, dagli incentivi sul lavoro a un sistema fiscale adeguato, per non parlare della promozione della destinazione Italia nel suo complesso sui mercati emergenti, per la quale non può certo bastare l’effetto Expo.Il governo Letta è in sella da aprile dello scorso anno. L’esecutivo Monti aveva approvato a gennaio il Piano strategico 2020 per lo sviluppo del turismo in Italia. Gli obiettivi erano ambiziosi: trenta miliardi di incremento del Pil (dai 134 miliardi del 2010 ai 164 nel 2020) e 500 mila nuovi posti di lavoro. Un piano che avrebbe potuto rappresentare un punto di partenza. E invece è rimasto nel cassetto. O si sarà perso con il trasloco/accorpamento del dipartimento del Turismo dalla Presidenza del Consiglio al ministero dei Beni Culturali. Ora si aspetta il decreto. Senza soverchie illusioni, in attesa di leggerne il contenuto, le misure e le risposte ai tanti nodi del turismo e delle imprese che con fatica cercano di far "vivere" la Grande Bellezza del nostro Paese. Se la "decadenza" italiana raccontata magnificamente dal film di Sorrentino meriterà – come ci auguriamo tutti – l’Oscar, per l’Italia sarà in ogni caso una vittoria un po’ amara.
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