Una tattica che paga: giocare davvero la partita
mercoledì 3 luglio 2019

La politica gestita con l’arte della diplomazia e della partecipazione nelle sedi istituzionali si sta prendendo la rivincita su quella tutta giocata nella bolla delle battaglie mediatiche. In grado di innescare facili entusiasmi e rapidi ripensamenti, esattamente come certi movimenti speculativi ben noti agli operatori di Borsa e guardati con grandi diffidenza da chi invece preferisce puntare sui solidi indicatori economici. Esattamente quelli ai quali ha guardato negli ultimi giorni il presidente della Repubblica, anche durante la sua visita in Austria. Un Sergio Mattarella insolitamente 'economista' per difendere il giusto interesse dell’Italia, e che ha spiazzato molti col suo pieno sostegno alla linea del governo volta a smontare con nuovi e più positivi dati i presupposti della possibile procedura d’infrazione per deficit eccessivo nei confronti del nostro Paese.

Al Quirinale ricordano che, in realtà, la linea di Matterella è stata sempre questa: nell’interesse del Paese e dei cittadini, un consapevole accompagnamento della difficile navigazione di un Governo che, anche se si finge di dimenticarlo, non è uscito dal responso dalle urne, ma è nato dal ruolo 'maieutico' svolto dal capo dello Stato per favorire e responsabilizzare l’unica coalizione parlamentare possibile, e ancora oggi in grado di scongiurare un complicato ritorno alle urne, nel pieno di una partita europea in cui proprio intorno ad alcuni decisivi passaggi relativi al nostro Paese si gioca gran parte del futuro della nuova Unione che sta prendendo forma. Frettolosa e persino ingenua appare, perciò, la lettura di chi superficialmente ora loda e abbraccia la 'linea Mattarella', arrivando a leggere nelle parole presidente, una sorta di via libera a chi intenderebbe spingersi ancora più avanti con le misure in deficit, infischiandosene del buon senso e degli euro-richiami all’equilibrio. Quello che è accaduto è, infatti, l’esatto contrario. Mattarella, puntualmente e lungamente informato, a Vienna, da un protagonista tanto discreto quanto operoso di questa delicata fase – il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi – ha voluto con le sue parole anticipare e in qualche modo 'blindare' la schiarita europea che si profila sui conti italiani (con la 'quadra' finalmente trovata sulle nomine, ad essa strettamente collegata) e promuovere la linea di chi ha ottenuto questi risultati, ossia il premier Giuseppe Conte, il ministro Giovanni Tria e lo stesso Moavero. Le forze politiche di maggioranza sviluppano le loro comprensibili polemiche e rivendicazioni e scagliano i loro slogan anche tonanti, ma la sintesi utile e necessaria sulla scena europea la stanno facendo con il loro stile e la sostanza della loro azione esattamente quei tre: il primo ministro e i due titolari di altrettanti ministeri-chiave. A smontare il loro lavoro, ora, si tornerebbe a un passo dal baratro nel breve volgere di tre mesi, all’inizio cioè della prossima sessione di bilancio.

Lo stesso vale per l’immigrazione. È stato ancora una volta Mattarella a disinnescare il caso diplomatico che stava per nascere sulla 'Sea Watch 3' con la Germania, ricordando che anche qui la strada da seguire – in uno spirito di vero patriottismo – è un’altra: cambiare le regole tutti insieme – evitando quindi di disertare luoghi e riunioni dove le decisioni vengono prese – e abbassando i toni, visto che 'non ci sono emergenze in atto' e, come Mattarella ha ricordato, «i salvataggi continuano » ad avvenire, ancora una volta lontano dai riflettori, dalle speculazioni dei media, e nella stessa Lampedusa.

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