Una sconfitta globale contro il calcio totale
giovedì 18 aprile 2019

Non sono un pessimista, né tanto meno un disfattista, ma la sconfitta della Juventus in Champions mi ha fatto sorgere cattivi pensieri, a tutto campo. Nell’Italia dei campanili e del rancoroso laicato pallonaro devo subito premettere: non sono di fede juventina. Perciò, ho assistito alla sconfitta della squadra di Max Allegri da semplice cittadino italiano, ancora perdutamente innamorato del calcio e quindi rattristato dal successo, pur giusto e ineccepibile, dell’Ajax.

Quindi con un pizzico di rammarico patriottico, misto a sincera ammirazione per lo “straniero” che è passato, ho vissuto l’ennesima debacle sportiva nazionale con un senso di fastidiosa impotenza. In più, l’amara consapevolezza: non basta un “marziano” come Cristiano Ronaldo che, tra investimenti e ricavi vale quanto il Pil dell’Uganda, per fermare la meglio gioventù olandese. L’Ajax ha stravinto facendo leva su quello che è il postulato massimo del calcio: il gioco di squadra.

La Juve ha perso principalmente perché ha puntato tutto sull’individuo Cristiano, e tutto il resto è stato noia. Ma le 34 primavere del portoghese e i conseguenti acciacchi dell’età, non si possono sempre mascherare esibendo i pettorali e il bulbo appena mesciato. Nello sport, come nella vita, il dato anagrafico non lo si può dribblare come un avversario o un birillo. La velocità, l’altruismo, la generosità e la spensieratezza dei vent’anni alla fine hanno travolto la Vecchia Signora. Che tale è apparsa, una nonna che per 180 minuti è stata costretta a inseguire col fiato grosso quei nipoti imprendibili e troppo vivaci dell’Ajax.

Ha vinto il gioco veloce e organizzato, contro il non-gioco che punta ancora sul blasone che è sinonimo di stagionatura eccessiva. L’uomo del gol-vittoria dei Lancieri di Amsterdam, Matthijs De Ligt, ha 19 anni ed è già il capitano dell’Ajax oltre che perno della nazionale olandese. Specchio della loro società. Mentre da noi a quarant’anni con una laurea in tasca si fa ancora fatica a trovare il lavoro per cui si è studiato, in Olanda a venti si è già al comando di un’azienda o come De Ligt con la fascia al braccio a guidare uomini dieci anni più grandi, come Blind (difensore 29enne).

Il “calcio totale”, che dai tempi dell’Ajax di Cruijff è sinonimo di libertà, è tornato al potere. Nell’attesa che il modello Atalanta (l’Ajax all’italiana) venga presto esportato anche nelle nostre aree metropolitane, aspettiamo fiduciosi, assieme al ct Roberto Mancini, un nuovo tempo delle mele e della fantasia. E quanto a fantasia, noi italiani da sempre siamo maestri, ma serve una buona guida che ci metta bene in campo, che ci dia forza e fiducia nei nostri mezzi, per tornare finalmente ad esser vincenti su un campo di calcio, e non solo.

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