Un torneo sportivo non merita più indignazione delle vite «ultime»
venerdì 23 aprile 2021

Gentile direttore,
da giorni è in primissimo piano su tutti gli organi di informazione la notizia delle 12 società calcistiche più blasonate d’Europa, che volevano dar vita a un esclusivo “club” e organizzare un proprio campionato alternativo e parallelo. Questa iniziativa ha suscitato un coro di reazioni all’unisono: dai tifosi ai capi di governo, passando per le istituzioni calcistiche internazionali. Il 20 aprile dalle pagine di “Avvenire” Alessio Albertini, sacerdote e sportivo, ha proposto un’interessante riflessione “etica ed estetica” sul fatto. Ecco, direi che si ponga proprio l’urgenza di una riflessione etica. Sarebbe bello se lo stesso vigoroso sdegno fosse espresso dalla società europea (culla di civiltà, ecc. ecc.) a tutti i suoi livelli quando si tratta di difendere diritti umani e civili. Come – giusto per fare uno degli esempi più recenti (e scandalosi) – nel caso di un Paese della Ue, la Danimarca, che ha deciso di rimandare in Siria (!) profughi che si erano stabiliti da anni sul suo territorio e integrati nella società. Per non parlare della Libia che, dopo aver incamerato generosi aiuti destinati al “governo” dei flussi migratori, continua a consentire trattamenti disumani di migliaia di disperati e lascia che uomini delle sue “istituzioni” lucrino sul traffico degli esseri umani. O l’Egitto che ignora da anni la richiesta di verità sul caso di Giulio Regeni e persiste in un trattamento al di fuori del diritto internazionale nei confronti di Patrick Zaki. Sono convinto che un coro pari a quello che si è levato per l’ipotesi di un torneo di calcio di “squadre-vip” e la minaccia di reazioni concrete, otterrebbe almeno un significativo innalzamento del livello di attenzione. Ma gli “ultimi” che subiscono ingiustizie, non fanno tanto notizia come la protervia di certi “ricchi” (le 12 società di calcio). Povere vite umane schiacciate nei loro diritti non valgono quanto un torneo sportivo...

Lucio D’Abbicco Bari


Sono d’accordo con lei, gentile lettore. Per questo sulle pagine di questo giornale non ignoriamo nessun fatto di rilievo, ma ci sentiamo professionalmente e moralmente impegnati a non sospendere mai l’attenzione sugli ultimi, in ogni parte del mondo.

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