Una delle più belle immagini di Papa Francesco risale a uno dei suoi primi viaggi, il 21 giugno 2014 in Calabria. Il corteo delle auto corre verso la spianata di Sibari, dove pronuncerà il famoso discorso di scomunica delle mafie. Lungo la strada tanta gente, tra loro spicca uno striscione “Fermati, qui c’è un angelo che ti aspetta”. Francesco capisce, fa accostare e scende, quasi in corsa. Ed è subito affollarsi di persone. Davanti a tutti, imbragata a una carrozzina/ lettino, Roberta, 21 anni, disabile gravissima. Il Papa le sorride, la accarezza dolcemente e la bacia teneramente. Il viso della ragazza si apre in un sorriso. Pochi attimi, poche parole, soprattutto gesti. I gesti di Papa Francesco che ha sempre dedicato ai disabili, gesti di tenerezza, di condivisione, di vero amore fraterno. «Non c’è inclusione se manca l’esperienza della fraternità e della comunione reciproca – dirà alcuni anni dopo in occasione della Giornata internazionale dedicata alle persone con disabilità –. Non c’è inclusione se essa resta uno slogan, una formula da usare nei discorsi politicamente corretti, una bandiera di cui appropriarsi. Non c’è inclusione se manca una conversione nelle pratiche della convivenza e delle relazioni». Gesti e parole che mi sono tornati alla mente leggendo la drammatica notizia di un padre di 83 anni che a Modena dopo aver scoperto di essere anche lui ammalto, ha ucciso il figlio disabile e la moglie gravemente malata, prima di suicidarsi. Solitudine? Paura di non farcela da solo? Quella ricorrente domanda che ci facciamo noi genitori di ragazzi disabili “che sarà di loro dopo di noi?”. Non sappiamo e non abbiamo risposte, non possiamo entrare nei pensieri di quel marito e papà. Quale disperazione lo ha portato a gesti così disperati. Ma proprio i gesti e le parole di Papa Francesco ci indicano una strada. «Garantire servizi adeguati alle persone con disabilità non è solo una questione di assistenza ma di giustizia e di rispetto della loro dignità», dirà il 17 ottobre 2024 alla Delegazione di ministri partecipanti al G7 Inclusione e Disabilità. E dobbiamo «capire che dobbiamo smettere di parlare di “loro” e cominciare a parlare di “noi”». Lo aveva detto nel dicembre 2023 nella preghiera per i disabili. Relazioni e comunità, forse quello che è mancato al padre di Modena e ad altri, troppi, genitori soli e disperati, giunti alla decisione estrema e innaturale di sopprimere il proprio figlio con se stesso. «La solitudine non si supera solo con l’efficienza dei servizi, con un maggiore sostegno economico, con supporti concreti, con meno burocrazia - scrissi anni fa in occasione di un analogo dramma familiare -. Ci vuole altro, ben altro. Per non sentirsi soli alle volte basterebbe un sorriso». E una carezza, come quelle che Papa Francesco donava ai disabili. Come il 17 febbraio 2016 quando in Messico, al termine della messa, vede un disabile in carrozzina, scende verso di lui, e lo fa poi issare oltre la balaustra dagli uomini della sicurezza. Seguono gesti di tenerezza e parole che non sapremo mai, ma quei gesti parlano da soli. Francesco lo ha detto con chiarezza. «Nei Vangeli Gesù ascolta chi si rivolge a Lui anche in maniera apparentemente inadeguata, magari solo attraverso un gesto o un grido». Mentre definisce come «la peggiore discriminazione dei disabili la mancanza di attenzione spirituale che a volte si è manifestata nel diniego di accedere ai Sacramenti». Invece, «la Chiesa è la vostra casa… non è una comunità di perfetti, ma di discepoli in cammino… tutti sono protagonisti, nessuno può essere considerato semplice comparsa». Parole che Francesco ha concretizzato nei suoi gesti come quando il 13 maggio 2016, in occasione dei “Venerdì della Misercordia” giubilari, scelse di andare a fare merenda al “Chicco”, la comunità di Ciampino di disabili mentali gravi. «Un altro segno contro la cultura dello scarto» lo definì. E alla fine disse: «Qui mi avete toccato il cuore» sottolineando «due parole fondamentali, relazione e fantasia». Quelle che Francesco ha vissuto nel suo rapporto coi disabili, con dolcezza e tenerezza.

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