Un lancio in bottiglia che riattivi l'impegno
sabato 22 settembre 2018

Il dibattito nato dal basso e accompagnato da 'Avvenire' in ordine alla necessaria apertura di una «nuova stagione» della presenza dei cattolici nella politica italiana ha consentito di acquisire una serie di proposte e di indicazioni circa il futuro. Perché non si rimanga allo stato di semplici 'auspici' – non seguiti da alcuna realizzazione pratica – sembra venuto il tempo di passare all’azione.

E al riguardo sia consentito allo scrivente avanzare alcune proposte circa il possibile futuro ruolo dei cattolici. Dando per acquisito che non si dovrà fondare un nuovo partito (anche se chi si pone in questa prospettiva potrà comunque e ovviamente intraprendere libere iniziative), la via privilegiata da percorrere sembra essere quella di una Fondazione (che potrebbe essere intitolata a papa Francesco) agente sul piano nazionale ed avente un triplice obiettivo: mantenere viva, e valorizzare, la memoria storica dell’impegno dei cattolici in Italia dalla Rerurm novarum ai nostri giorni; elaborare – a partire dalla Dottrina sociale della Chiesa ma con specifica attenzione al contesto italiano – le linee generali di un progetto di società libera e fraterna, autenticamente democratica, ispirata ai valori evangelici ma aperta a tutti gli uomini «di buona volontà», e non dunque strettamente «confessionale»; avviare e continuare nel tempo un valido ed efficace sistema formativo all’impegno sociale, rivolto soprattutto ai giovani, così da essere una sorta di «bacino» di una futura classe dirigente di ispirazione cristiana: della quale il Paese, anche se non sempre consapevolmente, mostra di avere grande bisogno.

Una seria rivista e una collana di volumi dovrebbero ritmare il cammino della Fondazione. Proprio per essere autenticamente libera, tale Fondazione dovrebbe essere autofinanziata, con diretto impegno dei 'soci fondatori' (incaricati di redigere un modello di statuto) e successiva adesione tanto di gruppi già organizzati quanto di realtà di nuova fondazione (nonché, evidentemente, di singole persone). Si dovrebbe dunque partire dal lancio di una proposta da parte di un piccolo gruppo di persone autorevoli e qualificate, cui dovrebbe far seguito un primo incontro allargato, a partire dal quale la nuova Fondazione dovrebbe prestarsi con un «Manifesto programmatico», con il quale verrebbe lanciata nel Paese una vasta campagna di adesioni.

Aderirebbero, in numero adeguato, qualificati gruppi di cattolici e singole persone, a una consimile iniziativa? Se non pecchiamo di eccessivo ottimismo, riteniamo che forte e diffusa sia la preoccupazione, e talora il senso di smarrimento, per quanto sta accadendo e dunque potenzialmente assai vasta l’area delle possibili adesioni. Occorrerà dunque che si formi un gruppo di qualificate persone che assuma su di sé l’onere e la responsabilità del 'lancio' di una simile iniziativa: e ciò senza coinvolgere la Conferenza episcopale né le gerarchie ecclesiastiche, in nome di quella «legittima autonomia» dei laici cattolici nitidamente affermata dal Concilio Vaticano II. Non mancheranno certamente coloro che interpreteranno il varo di un’iniziativa di questo tenore come un tentativo della Chiesa e dell’episcopato di 'rimettere le mani' sulla politica, ma il timore di eventuali letture strumentali non dovrebbe scoraggiare i promotori dell’iniziativa.

Ecco dunque il piccolo e modesto «lancio in bottiglia», nel vasto mare della politica italiana, di un progetto che – se studiato bene e realizzato meglio – potrebbe rappresentare una svolta per il nostro Paese. Sarebbe l’avvio di una ripresa di iniziativa che non pregiudica in alcun modo il futuro: come usava dire Napoleone, l’intendance suivra, e cioè una volta aperta la strada da coraggiosi 'pionieri', molti altri ne potranno seguire le orme. È questa la speranza con la quale viene rivolto anche questo 'appello' a quanti hanno a cuore il futuro di un Paese che ha ancora e sempre bisogno di cattolici responsabili e impegnati.

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