giovedì 28 maggio 2015
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A 25 anni è troppo presto, a 30 è appena arrivato il contratto di lavoro, a 35 è il momento di godersi la vita a due… Esiste un’ampia letteratura sulle ragioni per le quali le coppie spingono sempre più in avanti l’età per mettere al mondo un figlio (talvolta troppo in avanti: le primipare italiane in media hanno 30,6 anni, le più "mature" d’Europa). In verità, i comportamenti procreativi di tante coppie, oggi, sembrano frutto di "non scelte" o perlomeno di scelte obbligate. Come ci si può immaginare padri e madri senza la certezza di un reddito dignitoso? Oppure, all’opposto, se si ha un lavoro troppo invadente, poco flessibile, e tutt’intorno servizi alla famiglia carenti? Chiederselo è perfino banale. Il fatto vero è che le coppie imparano presto a controllare la propria fecondità. La "imprigionano" per decenni dentro le gabbie che la società o gli stili di vita sembrano imporre. La maternità e la paternità finiscono in coda alle priorità di vita. Finché poi ne esplode il desiderio. E il figlio diventa un bisogno assoluto, anche oltre le difficoltà biologiche.Il varo del Piano per la fertilità è un segno forte di attenzione alle coppie italiane che, lo ricordiamo, desidererebbero due figli ma poi si accontentano di metterne al mondo in media 1,39. Quando nelle scuole – come prevede tra l’altro il Piano presentato ieri dal ministro Lorenzin – si spiegherà ai ragazzi e alle ragazze quali comportamenti compromettono la loro possibilità di diventare in futuro padri e madri sarà aggiungere contenuti ai corsi, ampiamente diffusi, di educazione sessuale. Quando gli ambulatori di consulenza negli ospedali ascolteranno le coppie infertili e cercheranno soluzioni mediche, senza spingerle in tutta fretta nelle cliniche della procreazione assistita, sarà un altro passaggio importante.Ma più di tutto conta aver sottolineato, laicamente e scientificamente, che la fertilità è un valore per la società, e che dunque preservarla è un obiettivo di sanità pubblica. È un passo fondamentale, ma è pur sempre il primo di un lungo percorso, se l’obiettivo è quello di tentare di far uscire l’Italia dall’inverno demografico. C’è di mezzo la struttura e l’organizzazione del lavoro, la disponibilità di supporti e incentivi alla famiglia. Soprattutto l’investimento che un Paese può scegliere di mettere in campo per i giovani e per il loro desiderio di futuro, che è il futuro di tutti. Perché la decisione di mettere al mondo uno, due, tre… bambini è anche, ma non solo, una questione di fertilità.
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